Speciale su Cadoneghe - Il Gazzettino 20 marzo 2001 |
Infrastrutture per non soffocare l'economia
Quanti portano i capelli bianchi ...
Ecco la provincia che fa acqua
All'anagrafe un vero boom demografico
Una frazione dette il nome al paese
Da luogo di villeggiatura ad appendice della città
VIA AL RESTAURO Una "passerella" ormai vitale più forte delle piene del Brenta
Vi è la necessità di creare una "bretella" con la nuova statale del Santo per consentire al movimento delle merci cospicui risparmi di tempo
Infrastrutture per non soffocare l'economia
(L.P.) Pilotare il passaggio da un tessuto economico ed urbanistico caratterizzato dalla presenza di grossi impianti produttivi ad una rete integrata di piccole e medie aziende. Dopo il tramonto dei grandi insediamenti industriali della Breda e della Grosoli ed alla vigilia del trasferimento dal centro abitato dei grandi stabilimenti del colosso Parpas, il futuro imprenditoriale di Cadoneghe assume le caratteristiche più tipiche del modello Nord Est. La dinamica è stata colta puntualmente dall'Amministrazione comunale. Che ha favorito l'ampliamento della zona artigianale articolatasi lungo la zona nord del paese, a ridosso del confine con Campodarsego.
Quanti portano i capelli bianchi...
CADONEGHE. Quanti portano i capelli bianchi lo salutano ancora come il "signor sindaco". La gente, del resto, lo ha chiamato così per 16 anni.
Presentato il Piano di previsione e prevenzione del rischio idraulico, attorno ai grandi e ai piccoli fiumi
CADONEGHE. Camposampierese, Albignesego, Piovese e Padova: sono queste le zone più esposte al rischio di allagamenti in caso di maltempo. È quanto risulta dallo studio sul rischio idraulico condotto dalla Provincia e pubblicato sulla rivista Galileo, organo d'informazione degli ingegneri di Padova. Tutti i dati sono contenuti in maniera più dettagliata anche in un cd rom che illustra il Piano provinciale di previsione e prevenzione elaborato in collaborazione con la Protezione civile. E di rischio idraulico nel Padovano si è parlato anche ieri nel corso di un convegno che si è tenuto nella sala consiliare di palazzo Santo Stefano con amministratori ed esperti.
All'anagrafe un vero boom demografico
CADONEGHE. Sarà il prossimo centro della Provincia che eleggerà il sindaco con il doppio turno elettorale. Con i suoi 14.730 abitanti concentrati in un territorio di 12,85 kmq, Cadoneghe porterà a sette i centri nei quali si voterà con il sistema maggioritario.
Una frazione dette il nome al paese
Meianiga o Cadoneghe ? Il dilemma relativo all'esatto nome del centro in riva al Brenta confonde ancora oggi. E tradisce le ragioni di un campanilismo che conta 800 anni di storia.
Le radici
Tutto potrebbe passare per la testa oggi a uno che si trovasse a transitare con qualsivoglia mezzo per Cadoneghe , tranne che di venirci in villeggiatura. E non certo per grigiore dei luoghi o per ritrosìa degli abitanti. Ma un paese come questo, di fatto cannibalizzato dalla contigua Padova, e soprattutto stritolato nella morsa di un traffico assurdo, fa venire voglia solo di scapparci, altro che di approdarci. Stuoli di politici, negli ultimi decenni, sono passati da queste parti annunciando, con la dovuta fierezza, che si sarebbe trovata la soluzione per evitare a Cadoneghe la triste sorte di fare da imbuto in cui si imbottigliano ettolitri di aria inquinata ogni giorno; ma chi ci passa quotidianamente in macchina, alla mattina per entrare in città e alla sera per tornare a casa, tocca con mano quanto si appesantisca il problema, lungi dal risolversi. La strettoia della Castagnara, in particolare, è un trappolone micidiale al quale non sembra esserci scampo, fino a che non si studierà una soluzione radicale.
«VIA AL RESTAURO. Una "passerella" ormai vitale più forte delle piene del Brenta
Doveva essere un sorta di passaggio provvisorio in attesa di una strada che non venne mai costruita. Destinata ad unire Cadoneghe a Padova. Così almeno promise il sindaco Virginio Benetti, quando, nel lontano 1956, inaugurò il ponte pedonale sul Brenta. Nulla a volte è più definitivo di ciò che è provvisorio. E la "passerella" rappresenta ancora oggi un pertugio vitale per le centinaia di pendolari che dribblano l'intasato nodo della Castagnara per raggiungere la città. Sostenuta da tiranti e cavi d'acciaio che le conferiscono un tocco di area elasticità, il ponte pedonale, rappresentava per il tempo una soluzione avveniristica da punto di vista ingegneristico. Che ha trovato successivo esempio nel ponte cittadino costruito sul ramo dello Scaricatore in via Giotto. Dalla data della costruzione la "passerella" non ha visto nè una mano di vernice nè alcun intervento di manutenzione. Resistendo alle piene ed all'usura, ma denunciando tutti gli oltraggi del tempo. Al punto da risentirne anche in sicurezza. Le opere di restauro sono state rimandate da almeno tre anni. E sempre per lo stesso problema della mancanza di fondi. Quest'anno sarà comunque la volta buona. L'Amministrazione ha infatti stanziato 550 milioni per riportare a nuova vita il ponte. Sostituendovi i cavi e rinforzando i piloni di sostegno. La gente reclamava l'ìntervento a gran voce. In tempi di code e traffico a targhe alterne il ricorso alla vecchia passerella resta indispensabile.
«Il capoluogo resta un miraggio: le code sono smisurate e lo smog viene respirato a pieni polmoni. Sul fronte del Muson si abbattono ogni giorno 15 mila veicoli Il problema principale è raggiungere Padova
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20Quanti portano i capelli bianchi ...
Martedì, 20 Marzo 2001
Presentato il Piano di previsione e prevenzione del rischio idraulico, attorno ai grandi e ai piccoli fiumi
Ecco la provincia che fa acqua
Casarin: "Sì dovrà limitare la cementificazione". Una squadra speciale di Protezione civile
Una frazione dette il nome al paese
LE RADICI
DA LUOGO DI VILLEGGIATURA AD APPENDICE DELLA CITTà
di FRANCESCO JORI
VIA AL RESTAURO Una "passerella" ormai vitale più forte delle piene del Brenta
Doveva essere un sorta di passaggio provvisorio in attesa di una strada che non venne mai costruita. Destinata ad unire Cadoneghe a Padova. Così almeno promise il sindaco Virginio Benetti, quando, nel lontano 1956, inaugurò il ponte pedonale sul Brenta. Nulla a volte è più definitivo di ciò che è provvisorio. E la "passerella" rappresenta ancora oggi un pertugio vitale per le centinaia di pendolari che dribblano l'intasato nodo della Castagnara per raggiungere la città. Sostenuta da tiranti e cavi d'acciaio che le conferiscono un tocco di area elasticità, il ponte pedonale, rappresentava per il tempo una soluzione avveniristica da punto di vista ingegneristico. Che ha trovato successivo esempio nel ponte cittadino costruito sul ramo dello Scaricatore in via Giotto. Dalla data della costruzione la "passerella" non ha visto nè una mano di vernice nè alcun intervento di manutenzione. Resistendo alle piene ed all'usura, ma denunciando tutti gli oltraggi del tempo. Al punto da risentirne anche in sicurezza. Le opere di restauro sono state rimandate da almeno tre anni. E sempre per lo stesso problema della mancanza di fondi. Quest'anno sarà comunque la volta buona. L'Amministrazione ha infatti stanziato 550 milioni per riportare a nuova vita il ponte. Sostituendovi i cavi e rinforzando i piloni di sostegno. La gente reclamava l'ìntervento a gran voce. In tempi di code e traffico a targhe alterne il ricorso alla vecchia passerella resta indispensabile.
Il capoluogo resta un miraggio: le code sono smisurate e lo smog viene respirato a pieni polmoni. Sul fronte del Muson si abbattono ogni giorno 15 mila veicoli Il problema principale è raggiungere Padova
Destinati 8 miliardi per nuove vie di comunicazione. Lo sviluppo urbanistico residenziale condizionato dal traffico
(L.P.) Esattamente come cinquant'anni fa. Quando i ponti sul Muson e sul Brenta, semidistrutti dai bombardamenti rendevano problematico il collegamento con la città. Da allora ne è passata parecchia di acqua sotto le malandate arcate. Ma Padova resta sempre un miraggio. Le code smisurate e lo smog respirato a pieni polmoni dai 15 mila mezzi allineati alla Castagnara necessitano di rimedi più duraturi di quanto non prospetti la circolazione sperimentale a targhe alterne. L'Amministrazione continua da anni a cavalcare il solito cavallo di battaglia. Invocando l'approdo del tram o del metro bus oltre il Brenta, per sfruttare la stazione ferroviaria di Vigodarzere come nuovo terminal metropolitano. Che sarebbe collegato, attraverso un nuovo ponte sul Muson al capolinea nell'area ex Grosoli. Solo così potrebbe essere aggirato il muro che divide Cadoneghe dalla città. Ma il progetto resta impantanata nelle sabbie mobili degli accordi fra i vari enti interessati al progetto. Le soluzioni a medio termine prospettano un allargamento del ponte in pietra sul Muson, che sarà affiancato da una pista ciclabile. Collegata all'intervento resta la sistemazione del piazzale della Castagnara e la realizzazione di una rotatoria nel grande incrocio all'ingresso del paese. L'impossibilità di sfondare la barriera al confine cittadino, orienta quindi l'Amministrazione ad incanalare a monte i grossi flussi di traffico sulla nuova statale del Santo. Cosa significhi però l'impatto di 16 mila mezzi al giorno sulle fragilità urbana delle zone a ridosso della grande arteria è ben noto. E si traduce nella protesta di interi quartieri diventati ostaggi della velocità e dell'inquinamento acustico che si concentra sulle aree di svincolo della "307". I dati Arpav in tal senso parlano chiaro. Svelando segni evidenti di collasso della rete viaria del territorio. I rimedi? Basta scorrere il piano triennale degli investimenti. Notando che l'Amministrazione ha destinato qualcosa come 8 miliardi alle nuove vie di comunicazione. La soluzione vitale per preservare il paese dalla paralisi del traffico è la costruzione della bretella di collegamento con la "307", che si articolerà in direzione est-ovest seguendo la direttrice di via Augusta. La costruzione della nuova strada comporterà a variazione di destinazione urbanistica del territorio circostante comportando così nuovi ambiti di lottizzazione. L'argine imposto alle grandi ondate di traffico rimane la condizione esseniale di sviluppo dei nuovi quartieri che hanno in parte già mutato il volto delle frazioni. La nuova piazza di Cadoneghe con i grandi complessi residenziali realizzati attorno a villa Ghedini e villa Riello, è il primo esempio in tal senso. Ed offre, in una prospettiva di recupero storico dell'antica fisionomia rurale degli insediamenti, spazi più funzionali alle relazioni commerciali ed alle strutture aggregative. Anche Bagnoli sarà in pochi anni teatro di una profonda trasformazione, connesse alla realizzazione di un grande piano di lottizzazione, finalizzato ad incrementare la disponibilità di alloggi popolari. Ma sarà Meianiga ad accogliere l'inserimento di nuove aree Peep. Il miliardo e mezzo investito per la costruzione della lottizzazione del Parco degli Aceri, comporterà infatti l'acquisizione di quarantina di insediamenti di edilizia convenzionata e sovvenzionata. Attorno ad essi si svilupperà un'area verde attezzata e realizzati edifici di interesse pubblico, ricavati dalla ristrutturazione della ex casa Pinton. La costruzione del nuovo ufficio postale e la realizzazione di altre strutture ricettive per anziani, renderanno la zona il vero cuore sociale del paese. Il contraltare di un paese caratterizzato dalla continua pressione di imponenti flussi di traffico resta il chilometrico snodo di piste ciclabili. I percorsi alternativi disegnano due grandi anelli che racchiudono tutte le frazioni in un nastro di oltre 10 chilometri. La filosofia di lavoro dell'attuale giunta che mira a trasformare il territorio per risolvere i problemi che esso esprime, deve comunque fare i conti con le necessità di manutenzione di un vasto patrimonio infrastrutturale. Il nuovo cimitero, il magazzino comunale, lo stadio, lo stato delle principali strade comunali, impongono interventi che fagocitano gran parte delle risorse di bilancio. Ma che sono indispensabili per salvaguardare gli investimenti copiosamente effettuati nello scorso decennio.
Ai 500 mila metri quadri occupati da officine e capannoni, se ne aggiungeranno presto altri 150 mila, destinati a soddisfare, anche se non in via esaustiva, le richieste di insediamento di oltre una cinquantina di piccole imprese. Ma le oltre 400 realtà produttive che spaziano dal settore della metallurgia, della lavorazione del legno, sino all'elettronica ed alla meccanica di precisione, non hanno solo fame di spazio. Necessitano anche di nuove infrastrutture per non restare isolate in un deserto produttivo lontano dalle grandi vie di comunicazione. Il problema più scottante tocca pertanto la difficoltà di collegamento con la nuova Statale del Santo. La costruzione di una bretella con la nuova arteria consentirebbe al movimento delle merci cospicui risparmi di tempo. Saltando il trafficatissimo nodo della Castagnara ed i successivi impedimenti viari all'ingresso in città.
Il piano triennale degli investimenti redatto dall'assessorato ai lavori pubblici prevede tempi brevi per la realizzazione della nuova direttrice della zona artigianale. Si tratta del prolungamento di via Belladoro, destinata ad incrociare la "307" aprendo percorsi preferenziali per i mezzi pesanti. Non si sposta dall'asse della vecchia statale invece il tessuto aggregativo delle grandi strutture commerciali. Il piano degli insediamenti approvato di recente dal Comune, non ha riservato ulteriore espansione alle medie ed alle grandi strutture di vendita. Il commercio al dettaglio disseminato nei piccoli esercizi conferma infatti l'efficienza della sua rete distributiva. Espandendosi anche nelle nuove lotizzazioni che hanno cambiato la fisionomia urbana del paese. Prima fra le quali la nuova lotizzazione che unisce villa Ghedini e villa Riello. Il passaggio dall'economia articolata sui grandi complessi industriali al diffuso modello della piccola e media impresa, rende urgenti nuove strategie di riqualificazione urbanistica degli spazi dismessi. Il futuro della ex Grosoli è già tracciato.
Ma la sua attuazione più che dipendere dalle scelte politiche della giunta, attende sviluppi dalla politica del traffico varata dall'amministrazione cittadina. L'approdo del tram o del suo sostituto su gomma oltre il Brenta, è infatti la premessa per la trasformazione dell'area nel nuovo capolinea del mezzo pubblico. Prevedendo nuovi servizi accessori alle comunicazoni con la città.
Più articolata resta invece la riorganizzazione dello spazio urbano nell'area della ex Breda. Destinata ad accogliere interventi urbanistici privati per ricavare insediamenti residenziali e strutture commerciali. L'elemento che contraddisinguerà la nuova zona sarà una torre simile a quella edificata anni fa alla Castagnara. Ma non mancheranno in quel contesto anche nuove opere pubbliche. La prima di esse riguarda la realizzazione di una grande area a parco, proprio a ridosso degli argini del Brenta. Lo spazio verde si qualificherà quindi come una cerniera fra i complessi residenziali circostanti e la nuova lotizzazione.
Un capannone dell'ex complesso industriale sarà inoltre ristrutturato e destinato ad accogliere attività culturali e sociali. Il piano di lotizzazione della ex Breda potrà inoltre dare respiro alla vasta area mercatale della Castagnara, aprendo i collegamenti con le strade retrostanti il grande piazzale. Il nuovo sviluppo industriale preannuncia già nuovi problemi, tipici dell'economia a rapida espansione. Il forte assorbimento di manodopera straniera, si ripercuote nelle carenze di case lamentata da oltre un centinaio di lavoratori extracomunitari. La giunta di centro sinistra ha già dato una concreta risposta elevando al 9 per mille l'imposizione Ici per le case sfitte. Un passo ulteriore sarà l'apertura agli operai d'oltre confine i bandi per l'assegnazione di alloggi popolari.
A partire dal 1965, quando Albino Bellon indossò per la prima volta la fascia tricolore. Sino al 1981 quando il paese passò alla guida di Elio Armano.
Oggi Albino Bellon è un tranquillo pensionato di 78 anni. Non si occupa più di politica, che giudica troppo distante dagli interessi e dalle passioni del cittadino. Il suo amore sono gli archivi e le fonti storiche del paese. Che lo ha reso autore negli anni scorsi di due volumi intitolati "Prima di Cadoneghe " e "Due secoli di Cadoneghe ", nei quali si riassume la storia antica e moderna del territorio. L'ex sindaco ha già pronto un terzo contributo riguardante gli ultimi decenni di vita dal paese. Dei quali è stato il principale protagonista. Si è contraddistinto per aver avviato la trasformazione del paese da centro agricolo a moderno territorio urbano. Lavorando per estendere la rete idrica, la pubblica illuminazione e costruire le prime scuole. Porta con sé un aneddoto, relativo al primo Prg del 1972 "Quando andai a Roma per farlo firmare - ricorda ancora oggi l'ex sindaco Albino Bellon a quanti glielo chiedono e vogliono conoscere l'episodio - un funzionario mi disse di aspettare il suo ritorno dalle ferie. Il tempo sufficiente perché lo Stato delegasse le competenze urbanistiche alla Regione. Che ancora non era organizzata. Ottenemmo così l'approvazione del Piano regolatore sei anni dopo".
Ecco la Provincia che fa acqua
Casarin: "Sì dovrà limitare la cementificazione". Una squadra speciale di Protezione civile
"La Provincia - ha spiegato il presidente Vittorio Casarin - sta per predisporre il Piano territoriale che darà ai Comuni le indicazioni per i loro Piani regolatori. Ebbene, per le zone a rischio idraulico raccomanderemo di non gravare ulteriormente il territorio con opere che possano compromettere ulteriormente la situazione". Aggiunge l'assessore all'urbanistica, Ignazio Sidoti: "Negli ultimi 20 anni la nostra Provincia ha subìto una massiccia cementificazione con scarsa pianificazione degli interventi edilizi. In questo modo il territorio è stato in parte compromesso. Ora è importante regolamentare gli interventi futuri".L'assessore Leonardo Martinello, che ha la delega alla Protezione civile, ha ribadito la necessità di "creare una squadra di Protezione civile provinciale, dotata di tutti i mezzi necessari, per intervenire con rapidità in supporto delle strutture comunali, qualora si presentasse la necessità di prestare soccorso alla popolazione".Ancora Casarin, poi, ha anche auspicato che si riduca il numero degli enti competenti sulla gestione delle acque. "Attualmente - ha spiegato - ce ne sono troppi: Magistrato alle acque, Genio civile, Consorzi di bonifica, Ente di bacino, Provincia, Arpav e Comuni. Ne basterebbero due, per evitare una sovrapposizione di competenze che spesso porta all'inerzia e alla confusione nei momenti di emergenza".
Il Piano provinciale di previsione e prevenzione costituisce un primo, completo monitoraggio delle aree più in pericolo di allagamenti in caso di piogge abbondanti. I Comuni soggetti a rischio derivante da fiumi maggiori sono Piazzola sul Brenta, San Giorgio in Bosco, Campo San Martino, Curtarolo, Padova, Noventa Padovana, Abano, Ponte San Nicolò, Piove di Sacco, Codevigo e Pontelongo. Per quanto riguarda il rischio derivante dai fiumi minori, sotto controllo sono tenuti San Martino di Lupari, Loreggia, Trebaseleghe, Camposampiero, San Giorgio delle Pertiche, Curtarolo, Villanova di Camposampiero, Campodarsego, Vigodarzere, Cadoneghe , Vigonza, Rubano, Mestrino, Padova, Abano, Albignasego, Montegrotto, Maserà, Due Carrare, Battaglia Terme, Monselice ed Este. Per tutti questi Comuni, il Piano territoriale provinciale, che sarà illustrato tra maggio e giugno, prescriverà rigide norme sui Prg, imponendo un'edificabilità limitata e rispettosa dell'ambiente.
Da.Sca.
Il boom demografico degli ultimi anni ha avuto forte espressione nei centri di Bragni, Meianiga e la stessa Cadoneghe . L'ultima frazione, Bagnoli resta la meno popolata del territorio.
Le fonti archivistiche danno la priorità storica a Meianiga. Tra i due centri si raggiunse un compromesso. La frazione "Cadoneghe " dette il nome al paese.
Meianiga divenne invece il centro amministrativo e sede del Comune.
Da luogo di villeggiatura ad appendice della città
di Francesco Jori
Eppure, per tornare all'inizio, questa era una località di villeggiatura, sia pure molto tempo addietro: ci venivano, ancora nel Settecento, famiglie doc della Serenissima (gente che se ne intendeva, dunque, quanto a gusti su come impiegare proficuamente il tempo libero), tipo i Mocenigo o i Caotorta. E si erano talmente attaccati ai luoghi, da lasciarvi una testimonianza anche concreta: come la chiesa parrocchiale di Cadoneghe dedicata a Sant'Andrea, e che poté essere completata nel 1752 proprio grazie a una donazione di tali patrizi. Oddio, magari l'avranno fatto in parte anche nella speranza di farsi abbonare dal Padreterno qualche secolo di Purgatorio; ma l'hanno fatto, e per i posteri tanto basta.
Le origini del centro abitato sono piuttosto incerte, ma devono essere relativamente recenti, visto che il primo documento ufficiale in cui si fa riferimento a Cadoneghe è datato 1234; è improbabile comunque che il certificato di nascita risalga a molto tempo prima, visto che il territorio comunale è attraversato da due fiumi, il Muson dei Sassi e il Brenta, caratterizzati da un regime idraulico alquanto burrascoso prima che venissero eseguite una serie di opere nel tentativo di domarne il corso. Le quali vennero per l'appunto realizzate dal 1100 in poi.
Da allora, tuttavia, Cadoneghe conobbe uno sviluppo relativamente rapido, sia pure anomalo almeno dal punto di vista urbanistico, visto che tuttora il territorio comunale è spezzato in tre grossi nuclei, il principale dei quali (dove non a caso ha sede il municipio) si trova in una frazione, vale a dire Meianiga.
Nei secoli, il paese si è arricchito di testimonianze architettoniche pregevoli, che dimostrano come i Mocenigo e i Caotorta non fossero casi isolati, ma avessero avuto una serie di predecessori: una serie di ville documentano come Cadoneghe e la sua area offrissero un soggiorno piacevole specie al patriziato della Serenissima, oltretutto a non molta distanza da Venezia, e soprattutto a ridosso di una Padova che già nel Duecento era uno dei centri più attivi e dinamici dell'alta Italia. Questa contiguità con il capoluogo ha sempre segnato le sorti di Cadoneghe , anche e soprattutto nel Novecento, quando la continua espansione urbana ha trovato fisiologico allargarsi verso nord, inglobando un po' alla volta la confinante Cadoneghe ; e questo anche in virtù di un processo di industrializzazione che ha posto proprio qui le basi per una diffusa presenza operaia. Di cui si conserva ancor oggi visibile l'impronta profonda.
Destinati 8 miliardi per nuove vie di comunicazione. Lo sviluppo urbanistico residenziale condizionato dal traffico