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RASSEGNA STAMPA – NOVEMBRE 2001

"IL GAZZETTINO"



16 novembre 2001 "IL GAZZETTINO"

Avviata dalla Procura una seconda indagine sulla superstrada del Santo già finita a processo quattro anni fa per inquinamento
Nuova inchiesta sulla statale all'ammoniaca
I rilievi dell'Arpav dimostrano l'avvelenamento delle acque di falda. Il piano di bonifica è rimasto lettera morta

CADONEGHE. I residui di fonderia utilizzati per realizzare il fondo e il manto della nuova Statale del Santo continuano a provocare danni. Dai certificati di rilevamento che l'Arpav ha trasmesso alla Procura della Repubblica emerge inequivocabilmente come l'acqua di falda, tra Cadoneghe e Campodarsego, sia inquinata da ammoniaca. I prelievi dimostrano che in alcuni punti il tasso di "avvelenamento" sta lentamente migliorando, ma in parecchi altri siti di rilevamento l'inquinamento peggiora giorno dopo giorno.
Tutta colpa del siliciato bicalcico che in presenza degli agenti atmosferici continua a spingere l'ammoniaca nelle falde. Il sostituto procuratore Orietta Canova ha avviato una seconda inchiesta. Ha interpellato le amministrazioni comunali interessate, la Provincia e l'Anas ed ha delegato gli atti di indagine agli ispettori della sezione reati ambientali. Il piano di bonifica promesso quattro anni fa che fine ha fatto? Insomma, nuovi guai giudiziari non solo per i costruttori della nuova statale, ma anche per gli organi amministrativi proposti al controllo e alla salvaguardia dell'ambiente il cui comportamento sarebbe stato omissivo e negligente. I primi ad accorgersi che qualcosa stava andando storto nella realizzazione della nuova strada erano stati i cittadini di Cadoneghe le cui abitazioni si affacciano sulla statale, non appena il vento aveva cominciato a diffondere una nauseante puzza di ammoniaca. Il fatto è che l'utilizzo del siliciato bicalcico era stato autorizzato dalla Provincia. E non è la prima volta che i residui di fonderia vengono impiegati nella costruzione delle arterie in sostituzione dei tradizionali prodotti di cava. Ne sa qualcosa per esempio la terza corsia dell'autostrada Serenissima. Fatto sta che il materiale usato dalla Campenon Bernard, ditta francese appaltatrice della superstrada, era tutt'altro che inerte e a basso rischio inquinante. Cosicchè, pioggia dopo pioggia, l'ammoniaca aveva iniziato a confluire nelle acque di scolo e nel Rio delle Arzere, avvelenandoli irrimediabilmente. Sotto inchiesta erano finiti cinque chilometri di tracciato e il capo cantiere Stefano Guaraldi, responsabile diretto dell'impiego del siliciato bicalcico. L'indagine, coordinata dall'allora pubblico ministero Giovanna Sanfratello, era sfociata nella primavera 1997 nel rinvio a giudizio del tecnico della ditta transalpina.
Nel novembre successivo il processo dinanzi al giudice Lara Fortuna - parte civile il Comune e Legambiente - si era concluso con il patteggiamento del capo cantiere: otto mesi di reclusione, con l'impegno di attuare un piano di risanamento ambientale. Ma è proprio sulla bonifica che nasce la nuova inchiesta giudiziaria. La Campenon Bernard aveva proposto una semplice "incamiciatura" dei cinque chilometri di statale sotto accusa, ma alla Provincia il piano non era affatto piaciuto. Unica efficace soluzione per bloccare l'inquinamento sarebbe stato lo smantellamento totale dei materiali. Intanto sono trascorsi quattro anni: l'inquinamento non solo continua ma pure s'aggrava avvelenando la falda.
G.Colt.


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14 novembre 2001 "IL GAZZETTINO"

Chiuso fino al 23 novembre un tratto della ss Del Santo

(L.I.) Rimarrà chiuso al traffico fino al 23 novembre il primo tratto della nuova statale del Santo, in territorio di Cadoneghe.
L'Anas deve effettuare alcuni lavori di manutenzione sul viadotto. Al Comune non è però stato comunicato nulla sulle modalità dell'intervento. La chiusura riguarda il percorso compreso tra le due bretelle di collegamento alla viabilità comunale. E' un tratto della lunghezza di circa cinquecento metri, inframezzato da un rondò. Gli automezzi diretti verso Castelfranco dovranno abbandonare il tracciato della nuova ss. 307 in prossimità della prima bretella.
Una volta superata la rotatoria potranno rientrare sulla statale attraverso l'altra bretella. Non sono quindi previste ricadute sulla viabilità locale. Ieri mattina il sindaco Adriano Baldin ha effettuato un sopralluogo sul posto assieme al comandante della polizia municipale Francesco Ceresi. Non sono stati riscontrati particolari disagi alla circolazione. L'Ente Strade aveva già provveduto alla chiusura dell'arteria. E gli operai erano regolarmente al lavoro. I tempi dovrebbero essere rispettati. Nell'arco di un paio di settimane il tracciato della nuova 307 verrà nuovamente riaperto al traffico. "L'unica preoccupazione - rivela il primo cittadino - riguarda la tenuta della strada".


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8 novembre 2001 "IL GAZZETTINO"

L'atroce episodio era successo a Cadoneghe. La donna era deceduta subito. Gli accertamenti sulle spoglie dell'uomo potrebbero durare settimane
Ridotto ad una torcia umana muore dopo due mesi
La vittima è Guerrino Paolucci, 55 anni, bruciato vivo insieme alla compagna a seguito di un regolamento di conti

LEGNARO. (L.I.) Non è ancora stata fissata la data dei funerali di Guerrino Paolucci, il cinquantacinquenne spirato in un lettino del reparto grandi ustionati dell'ospedale di Padova a due mesi dalla brutale aggressione di cui era rimasto vittima assieme alla convivente, la trentunenne Valeria Doro, in un casolare di Cadoneghe . La Procura della Repubblica, che sta indagando sul duplice omicidio, non ha rilasciato il nulla-osta per la sepoltura. Ci vorrà parecchio tempo prima che le spoglie di Paolucci possano essere tumulate nel cimitero di Legnaro. Gli accertamenti disposti dalla magistratura potrebbero durare anche un paio di mesi. Quella tragica sera di agosto il cinquantacinquenne era stato ridotto ad una torcia umana. I medici gli avevano concesso poche chances di sopravvivenza. Lui ha ha resistito quasi due mesi, ma il 26 ottobre il suo cuore ha cessato di battere. Un destino che lo ha accomunato fino all'ultimo alla sua compagna, spirata pochi giorni dopo la feroce esecuzione. Proprio grazie alle poche parole pronunciate a fatica da Valeria Doro prima di morire, i carabinieri del nucleo operativo erano riusciti ad imboccare una pista ben precisa. La coppia sarebbe stata uccisa per uno sgarro maturato nell'ambito del traffico di droga. La vigilia di ferragosto Paolucci e la Doro avevano appuntamento con una banda di extracomunitari. Si è trattato di uno spietato regolamento di conti. Probabilmente c'è stato un violento litigio per una partita di droga non pagata. Uno dei magrebini ha estratto un coltello ferendo la donna all'addome. Poi la coppia è stata inzuppata di benzina e incendiata. I due sono riusciti a scappare. Hanno chiesto aiuto ad una famiglia che abita nei pressi. Sono stati ricoverati in rianimazione in condizioni disperate. Valeria Doro è morta tre giorni più tardi.


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4 novembre 2001 "IL GAZZETTINO"

Una delegazione di giovani interviene in consiglio con cartelli di protesta
Vogliamo più spazi
Già presentata al sindaco una raccolta di 150 firme, ma finora nulla di fatto

CADONEGHE. Non sono bastate 150 firme per chiedere una maggior attenzione del Comune sul problema dell'assenza di strutture aggregative. I giovani del paese hanno anche dovuto inviare una loro delegazione in consiglio per ricordare alla giunta gli impegni assunti alcuni anni fa, quando vennero loro promessi spazi per lo sport, per la musica ed il tempo libero. I cartelli esposti al pubblico del resto parlavano chiaro. E chiedevano al sindaco, Adriano Baldin, dove fosse finita la politica per i giovani più volte sbandierata nel suo programma elettorale di fronte alla continua l'assenza di interlocutori politici. Un esempio? Tempo fa un gruppo di ragazzi del territorio si era recata a colloquio con l'assessore allo Sport, Mirco Gastaldon, per chiedere la costruzione di una pista da skateboard. O, almeno, la disponibilità di alcune strutture dove collocare il materiale utilizzato per le loro esibizioni nel parco della Repubblica. Ci fu solo silenzio. Lo spazio non venne concesso e le attrezzature dei ragazzi furono in parte portate via e in parte danneggiate. Sino a non molto tempo fa, inoltre, l'Amministrazione progettava di riservare i locali della ex casa Pinton alla realizzazione di un centro per musica e video. Ora la struttura forma parte integrante del piano di ampliamento delle strutture per anziani a Meianiga. Le ragioni dei giovani hanno trovato un pronto paladino in Walter Poggi, consigliere di Rifondazione, che ha sollecitato la giunta ad attivarsi per prevenire fenomeni di disagio e devianza. Maria Cocchiarella della lista "Il Ponte" ha invece sottolineato che le richieste dei ragazzi hanno legittimato la scelta di investire un miliardo e mezzo nella costruzione della contestata tensostruttura attigua allo stadio. Smentendo così sul nascere le critiche e gli scetticismi degli avversari politici. "Ma non vorrei - ha poi continuato - che la loro presenza in consiglio fosse solo occasionale e che gli spazi che i ragazzi pretendono non fossero del tutto funzionali alla generalità dei bisogni culturali espressi di tutti i loro coetanei". E il sindaco? Ha promesso di dare loro ascolto. Ma non ha risparmiato ai ragazzi "paterni" rimproveri: "Non mi piace la parola "vogliamo". E meglio se i giovani dicono di voler lavorare assieme all'Amministrazione per progetti di interesse comune".
Lucio Piva


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3 novembre 2001 "IL GAZZETTINO"

Tre giovani nigeriani arrestati per resistenza ai carabinieri

CADONEGHE. Si erano messi davanti al supermercato Alì a vendere la mercanzia. Tre giovani nigeriani (di 26, 25 e 22 anni), immigrati clandestini, probabilmente hanno dato fastidio. Una telefonata è arrivata al centralino dei carabinieri. Sul posto è stata inviata una pattuglia. Alla vista della "gazzella" hanno raccolto in fretta e furia la merce e hanno tentato di sviglarsela per sottrarsi al controllo. Uno è stato bloccato subito. Gli altri due sono fuggiti cercando di nascondersi in un giardino condominiale. Ma poco dopo sono stati raggiunti da altri agenti delle forze dell'ordine. Inevitabile l'arresto per resistenza a pubblico ufficiale. Questa mattina saranno interrogati dal giudice


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2 novembre 2001 "IL GAZZETTINO"

I testimoni di Geova attendono una risposta dal Comune
"Un lotto di terra per costruire il nostro tempio"

CADONEGHE. Tante cose si possono dire dei Testimoni di Geova. Tranne che faccia loro difetto la pazienza. E' infatti da due anni che attendono una risposta dall'Amministrazione comunale in merito alla concessione di un lotto dove costruire il loro tempio. E nel quale poter raccogliere i numerosi fedeli presenti in paese e nei centri limitrofi. La loro richiesta è finora sprofondata nel silenzio. L'ennesimo sasso è stato lanciato dal consigliere del Carroccio, Zakaria Najib. Ma ancora una volta il sindaco Adriano Baldin ha rinviato la risposta. A dire il vero il posto per i Testimoni di Geova era stato individuato. Si trattava di un'area adibita a servizi vari, ubicata nel quartiere di Bragni. Originariamente il lotto avrebbe dovuto essere destinato alle opere di culto della Parrocchia di S. Bonaventura. Che però non ha inteso servirsene. Ciò ha indotto il consigliere del Carroccio a chiedere per quale motivo non avrebbe potuto essere destinato ai fedeli dell'altro culto. Un'energica sollecitazione a risolvere il problema dei Testimoni di Geova era giunta anche mesi fa dall'assessore alla Cultura, Lucio Costa, esponente di Rifondazione all'interno dell'esecutivo. Pronto a proporre l'approvazione di una delibera che formalizzasse l'impegno da parte del Comune di reperire un'area da destinare a sede del Tempio del Regno. Il provvedimento fu congelato dallo stesso primo cittadino. Finendo nel cassetto. "E' comprensibile -osserva Costa- che il primo cittadino non voglia rendere suscettibili gli alleati cattolici della coalizione nè inimicarsi le parrocchie del territorio, offrendo la sede ad una Chiesa "concorrente". Deve però ricordare che i Testimoni avanzano pretese legittime e che il Comune è un ente laico, che ha il dovere di tutelare tutti i culti". Ma ci sarebbero altri ostacoli che avrebbero indotto il sindaco Adriano Baldin a bloccare la concessione del lotto di Bragni ai Testimoni. L'area sarebbe infatti il frutto di un lascito testimentario. Condizionato da una clausola che impedirebbe di destinarlo ad attività promosse da religioni diverse da quella cattolica. Il primo cittadino, sollecitato per l'ennesima volta sul problema si è così limitato a dire di voler ottenere un parere da parte della Curia. E se nel frattempo i Testimoni di Geova perdessero la pazienza e decidessero di ricorrere al Tar?
L.P.


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