Lo sportello del cittadino
Orari ampi, veloce, efficiente e cortese. Queste le caratteristiche salienti del nuovo 'Sportello del Cittadino' da pochi giorni attivo al piano terra del Municipio di Cadoneghe . Un'area dedicata ad accogliere il pubblico, in cui il cittadino trova le informazioni su tutte le attività del Comune, i moduli e l'assistenza per la loro compilazione, la possibilità di svolgere pratiche anagrafiche, fissare appuntamenti o iscriversi ai corsi organizzati dal Comune. Uno sportello impostato sotto una nuova ottica a tutto vantaggio del cittadino. Uno degli obiettivi è di evitare all'utente il fastidioso pellegrinaggio alla ricerca dell'ufficio giusto o, ancor peggio, di dover ripetere l'attesa in più uffici se si devono svolgere pratiche diverse.
An: per una volta che ci andava il colore rosso il Comune dipinge di bianco le strisce pedonali
«L'unica volta che ci avrebbe visto concordi sull'utilizzo del colore "rosso" su tutte le strade del comune di Cadoneghe , l'amministrazione ha deciso di non usarlo. A lamentarsi è l'esponente di An, Gianni Fugolo, che considera una deprecabile leggerezza la scelta di utilizzare il solo colore bianco per dipingere le strisce pedonali, invece dell'alternanza con il colore rosso che ormai tutti le amministrazioni stanno adottando. In questi giorni, infatti, il Comune sta rinnovando la segnaletica stradale orizzontale. L'applicazione del colore rosso è facoltativa, ma il consigliere Fugolo, portavoce dell'opposizione, avrebbe voluto una maggiore attenzione alla sicurezza dei cittadini da parte della compagine amministrativa, soprattutto dopo i recenti fatti di cronaca. Seguendo, magari, i consigli contenuti nel manuale emanato dalla Regione Veneto nel 2000, frutto di studi e ricerche in ambito europeo, sulla progettazione dei sistemi di sicurezza stradale.Sempre secondo il consigliere di An oltre al danno si aggiunge la beffa: «Lungo via Garibaldi, all'altezza dell'edicola, le strisce pedonali sono posizionate in modo tale da non essere agibili per un disabile in carrozzina o da una mamma con un passeggino in quanto non c'è uno scivolo nel marciapiede che ne permetta la salita. Di conseguenza chi volesse attraversare la strada, in bici o in carrozzina, lo deve fare lontano dalle strisce pedonali, con il rischio di essere investito e risultare pure in torto». Una barriera architettonica che purtroppo non è l'unica sul territorio. «Siamo testimoni di un altro spreco delle risorse pubbliche - commenta pungente il consigliere Fugolo - se, come ci auguriamo in qualità di cittadini, si decidesse di usare il colore rosso, si dovrà di nuovo metter mano alle casse comunali».
Dopo le proteste acceso il riscaldamento in quasi tutte le scuole
Attivate a macchia di leopardo le caldaie degli istituti scolastici di Cadoneghe . Se in quasi tutte le scuole, dalla Don Milani alla Zanon piuttosto che l'istituto di media superiore Boaga, i termosifoni finalmente riscaldano le aule, decisamente sfortunata risulta la scuola media Galileo. Circa 140 ragazzi che con i loro professori continueranno a fare lezione con i cappotti addosso. A quasi una settimana di distanza e nonostante le continue sollecitazioni, l'ultima delle quali avvenuta sabato scorso, quando la direzione scolastica assicurava un ripristino immediato della normalità, nulla di cambiato. Professori abbastanza arrabbiati e genitori che continuano a mandare i figli in classe, sperando in una soluzione veloce, anche perché l'unica alternativa sarebbe quella di rinunciare ad una giornata di lavoro e non per tutti è possibile. Un malumore tuttavia diffuso all'interno di quasi tutti i plessi scolastici, nonostante l'avvenuta accensione. Un tepore che se ha riscaldato i corpi non ha completamente rasserenato gli animi. Infatti, molti sono stati gli operatori scolastici che si sono lamentati del modo in cui è stata gestito il problema e che hanno dimostrato piena solidarietà al consigliere di Alleanza Nazionale Gianni Fugolo per aver intrapreso questa battaglia: «Ormai è da anni che la normativa stabilisce che dal 15 ottobre sia possibile l'attivazione degli impianti di riscaldamento: è quindi impensabile che oltre tale data per alcune caldaie l'amministrazione non abbia provveduto per tempo ad effettuare i regolari collaudi. Quello che però lascia sconcertati è che per arrivare ad un risultato positivo ci sia stato bisogno di una effettuare una protesta pubblica. È mia intenzione sottoporre il problema alla prossima assemblea consiliare».
Vedova e due figli rivendicano il diritto di usucapione di un terreno
Sono in tutto sette are virgola ottantasei, poco meno di ottocento metri quadrati classificati al catasto come area seminativa-arborea. Il fatto è che si affaccia sulla centralissima via Roma, al civico 7. E la proprietà del minuscolo appezzamento, la cui storia è vecchia più d'un secolo, è frazionata tra bisnonni, nonni, zii, nipoti, pronipoti e rispettive consorti. A conti fatti, detratti dall'elenco i defunti, sono ben quarantacinque gli aventi titolo. Se per assurdo il terreno venisse frazionato, a ciascuno dei comproprietari andrebbe un metro e mezzo quadrato di terra, neppure sufficiente per un geranio. Celie a parte, l'avvocato Giovanni Parenzo ha dovuto scervellarsi per ricostruire alberi genealogici e assi ereditari tra testamenti e successioni che si perdono nella notte dei tempi e che coinvolgono i ceppi famigliari dei Boldrin, dei Grossole, dei Nalesso, dei Pegoraro, dei Furlan, dei Fornea, dei Rocco, dei Coin, dei Gomiero, dei Franco, dei Vettore e dei Manzato. Come non bastasse, parte dei documenti storici è irrecuperabile in quanto distrutta dal violento incendio divampato nel 1944, durante il secondo conflitto mondiale, che ha raso al suolo il municipio di Casalserugo, anagrafe compresa. Il legale assiste Ernesta Locci vedova Grossole, settantenne, e i figli Roberto e Andrea, i quali rivendicano la proprietà del terreno invocando il diritto di usucapione. L'usucapione, giova ricordarlo, è un singolare modo di acquisto di un diritto a titolo originario, in virtù del quale il possesso protratto nel tempo di un bene immobile produce l'acquisto della proprietà. Ed è quanto sostengono vedova e figli che da oltre un ventennio possiedono in via esclusiva quell'appezzamento. Per formalizzare la proprietà è necessaria una sentenza del tribunale. Per questo tutti i cointestatari - i più anziani sono ultraottantenni - sono stati citati a comparire dinanzi al giudice il 4 dicembre. Ad eccezione dei quattro fratelli Manzato, il domicilio dei quali è sconosciuto. Sono diventati comproprietari attraverso il matrimonio del fratello Mario con Erminia Pegoraro. Entrambi defunti senza prole: lei nel 1982, lui due anni dopo. Mario, che era nato a Cartura nel 1905, emigrò nel 1915 a Casalserugo assieme alla famiglia, paese dove si sono inceppate le ricerche degli eredi e dove - come recita la laconica comunicazione del responsabile dei servizi demografici - dal 1944 (l'anno del rogo) a oggi nessun cittadino che porti quel cognome risulta iscritto tra i residenti, gli emigrati e gli abitanti del camposanto.
Alunni con il giubbotto in classe ma le caldaie rimangono spente
Caldaie spente e cappotti in classe. Da alcuni giorni i ragazzi di gran parte degli istituti scolastici di Cadoneghe costretti a seguire le lezioni infagottati nelle loro giacche a vento, per mancanza di indicazioni precise da parte dell'ufficio tecnico. All'abbassamento delle temperature, infatti, non ha fatto seguito un pronto intervento, di chi di competenza, per attivare gli impianti di riscaldamento. La conseguenza: aule gelide e alunni a rischio di raffreddori. A denunciarlo è il consigliere di An Gianni Fugolo che dopo aver ascoltato le lamentele giunte da parte delle suore che gestiscono l'asilo nido di via Rigotti, ha deciso di visitare ieri le scuole per verificare di persona la situazione.
La furibonda lite è avvenuta all'ora di pranzo in via Giotto. L'uomo, 62 anni, era in preda ad una profonda depressione
C'è mancato poco che la furibonda lite tra coniugi si trasformasse in tragedia. Con una buona dose di sangue freddo la figlia della coppia è riuscita a disarmare il padre gettando dalla finestra il coltellaccio da sub con cui l'uomo minacciava le due donne. E' accaduto attorno a mezzogiorno in un condominio di via Giotto dove risiedono A.M., sessant'anni, casalinga, ed il marito F.C., di sessantadue anni. La coppia risulta legamente separata da alcuni anni. La donna, proprietaria dell'alloggio, non ha però mai avuto il coraggio di sbattere fuori di casa l'ex-consorte che non è in grado di trovarsi una sistemazione alternativa. Fino ad un decennio fa F.C. gestiva una concessionaria d'auto. Da quando gli affari hanno cominciato a non girare più per il verso giusto l'uomo ha iniziato ad avere problemi di salute. Nel '99 ha subito un'ischemia cerebrale. E' stato dichiarato invalido civile al 100%. Sbarca il lunario con un sussidio del Comune di Padova, dove risulta tuttora residente: 300 euro al mese in attesa che lo Stato gli conceda la pensione di invalidità.
Sabato i funerali dell'agricoltore
Verranno celebrati con tutta probabilità sabato mattina, nella chiesa parrocchiale di Cadoneghe , i funerali di Giovanni Cesaro (nella foto), l'ottantenne agricoltore in pensione stroncato da un improvviso malore mentre arava i campi dietro la sua abitazione di via Barcarola.
Corsi di computer
L'assessorato alle Politiche Giovanili, intende promuovere un corso di informatica rivolto ai solo residenti. Il costo indicativamente di 80 euro comprensivi di materiali e strutture. Le lezioni si svolgeranno nella sala di informatica della scuola Boaga. Per maggior informazioni rivolgersi alla biblioteca comunale.
Anziano agricoltore còlto da una fatale crisi cardiaca mentre ara il campo dietro l'abitazione
Una casa colonica in via Barcarola 11, alla periferia di Cadoneghe , costruita nell'immediato dopoguerra. Pianterreno, primo piano, sul retro il porticato per il ricovero degli attrezzi agricoli. Il bastardino abbaia. Il suo padrone non tornerà mai più. Lo hanno trovato accasciato di sghimbescio sul volante del suo trattore, "al cào de là", all'altro capo di quel campo amato come la sua vita. Il bastardino guaisce, unisce il suo lamento al pianto dei congiunti radunati davanti alla porta. È sera inoltrata. Il buio è rotto dai lampeggianti dell'ambulanza e della "gazzella" dei carabinieri. Ma ormai rimane solo il pietoso lavoro dei necrofori.
Incendio all'ex Grosoli subito spento. Ma è polemica per i troppi senza tetto
Un'intensa fumata nera accompagnata dall'odore acre di plastica bruciata ieri mattina ha messo in allarme i residenti della centrale via Marconi. Una preoccupazione giustificata considerando che il fumo sempre più denso e impregnante, fuoriusciva dalla grata di aspirazione della centralina dell'Enel posta a confine dell'area ex-Grosoli. Solo il pronto intervento dei vigili del fuoco, immediatamente allertati dagli agenti municipali del Comune, ha di certo scongiurato il peggio. Infatti, il fuoco appiccato ad un mucchio di immondizie all'interno dell'area, da anni ricovero notturno di molti extracomunitari, aveva già cominciato ad intaccare un cavo elettrico posto all'esterno della centralina. Forse un ritardo eccessivo nell'intervenire avrebbe potuto provocare un corto circuito con chissà quali pesanti conseguenze. Ma se in questo caso si può tirare un sospiro di sollievo, infatti, nel giro di poche ore tutto è stato riportato in sicurezza: i vigili del fuoco hanno spento l'incendio e i dipendenti dell'Enel hanno sostituito il cavo, quanti altri episodi gravi si dovranno verificare prima che l'amministrazione decida di recuperare e risanare l'area ex-Grosoli, abbandonata da decenni e in totale balia dei senzatetto? Comitati spontanei di residenti più volte, ma inutilmente, hanno richiamato l'attenzione della compagine amministrativa. Da giugno, nei locali vuoti ormai da tempo immemorabile, si è trasferito lo Studio Bonifazi, ma non ha contribuito ad alcun giovamento, in termini di qualità della zona. "Siamo guidati da un gruppo incapace di gestire a dovere la situazione, un'amministrazione che sino a oggi si è limitata ad affiggere avvisi di proprietà privata, ammonendo gli eventuali trasgressori - denuncia il gruppo dell'opposizione - Stiamo trattando con la sicurezza dei cittadini, i quali ogni giorno devono convivere con gruppi di irregolari che di notte affollano l'area e alla mattina presto si dileguano".
L'Amministrazione comunale spiega perchè aveva lasciato a casa l'educatrice d'infanzia che il giudice ora ha fatto reintegrare
"Il licenziamento è stato un atto dovuto. L'assenza prolungata e ingiustificata, protrattasi per ben 10 giorni, dell'educatrice Liana Callegari dal luogo di lavoro, ha reso necessario il provvedimento, anche a tutela dell'interesse pubblico. D'altro canto la sentenza non è stata ancora depositata, quindi non si conoscono le motivazioni che hanno portato all'annullamento del provvedimento disciplinare". L'amministrazione comunale, attraverso un comunicato, replica alla notizia del vittoria giudiziaria che ha portato al reintegro nel servizio di Liana Callegari e richiama alla cautela nell'esprimere giudizi sulla vicenda. "La signora Callegari, a seguito del trasferimento aveva evidenziato un demansionamento, non attribuendo nessuna valenza al progetto che le era stato chiesto di sviluppare, ossia il centro Nido Blu, dedicato ai bambini da 0 ai 3 anni, con responsabilità sia di gestione che di contatto con i genitori - sottolinea Fadia Misri, responsabile della comunicazione pubblica del Comune - vorrei ricordare che quello stesso progetto l'anno scorso ha vinto l'Oscar nell'ambito della manifestazione 'Dire-Fare Nord-Est'". Una faccenda che appare alquanto complicata. Da chiedersi come mai un'educatrice con un'esperienza ventennale, invece di riconoscere le potenzialità del progetto si sia invece lasciata travolgere da uno stato ansioso-depressivo, causato da un ambiente di lavoro divenuto, a suo dire, a lei ostile. Per ora l'unica cosa certa è il conto da saldare che al di là del motivo non fa felice l'opposizione: "Per l'ennesima volta l'amministrazione dimostra di non fare un uso oculato delle finanze pubbliche - denuncia Gianni Fugolo, consigliere di An - se ora è la doppia retribuzione che dobbiamo pagare, sul bilancio pesano ancora i buchi per gli appalti dati con troppo facilità a certe imprese che poi a metà dell'opera si sono defilate".
Era stata trasferita ...
Era stata trasferita d'imperio dall'asilo nido comunale all'istituendo servizio "Nido Blu", un'appendice della ludoteca riservata ai bimbi da O a 3 anni. L.C., educatrice con esperienza ventennale, aveva ingaggiato un vero e proprio braccio di ferro con l'Amministrazione comunale sfociato pochi mesi dopo nel licenziamento per prolungata assenza ingiustificata.
Botte alla madre. Trentaquattrenne finisce in carcere
Impediva alla madre di entrare in casa minacciandola. E quando la donna riusciva a mettere piede nell'abitazione veniva regolarmente malmenata. Sono stati i carabinieri della stazione di Vigodarzere ad interrompere la lunga sequela di angherie e prepotenze. S.B., trentaquattro anni, alle spalle piccoli precedenti per reati contro il patrimonio, è finito in una cella del carcere Due Palazzi con l'accusa di maltrattamenti. Il provvedimento restrittivo eseguito sabato scorso dai militi dell'Arma è stato firmato dal gip Rita Cesarina Bortolotti su richiesta del pubblico ministero Orietta Canova.S.B. è un personaggio noto alle forze dell'ordine. E' stato più volte segnalato al prefetto come abituale consumatore di sostanze stupefacenti. Sul suo capo pende anche la "visorale", cioè la misura che viene abitualmente adottata dal questore prima di sottoporre un soggetto al regime di sorveglianza speciale. Nullafacente, l'uomo campa di espedienti per acquistarsi la dose giornaliera. Si procura il denaro a suon di furti e ricettazioni. Negli ultimi mesi avrebbe trasformato l'abitazione della madre nel quartier generale dei suoi traffici illeciti. S.B. avrebbe più volte ospitato in casa extracomunitari dediti all'attività di spaccio. Non solo. Avrebbe trasformato l'alloggio in una specie di ostello fornendo un letto ad alcune lucciole romene, in cambio di un corrispettivo di 200-300 euro alla settimana. La madre avrebbe cercato di opporsi al continuo andirivieni di sconosciuti tra le quattro mura di casa. Ricavandone però minacce e percosse. Solo a quel punto si sarebbe decisa a denunciare il congiunto ai carabinieri. I militi dell'Arma hanno inviato un dettagliato rapporto all'autorità giudiziaria sollecitando l'adozione di una misura cautelare. S.B. è stato sottoposto al divieto di dimora nella casa della madre. Ma si è ben guardato dall'ottemperare al provvedimento del gip. E' toccato invece alla donna fare le valigie per non incorrere in ulteriori pestaggi. L'anziana è stata costretta a trasferirsi a casa dell'altra figlia. Con l'arresto del figlio potrà finalmente rimettere piede nella sua proprietà.
Emanuela Stefani
22 ottobre 2003 "IL GAZZETTINO"
Emanuela Stefani
21 ottobre 2003 "IL GAZZETTINO"
"Galileo" resta al freddo
Fugolo (An) chiede: «Impianti pronti prima del 15 ottobre»
Emanuela Stefani
19 ottobre 2003 "IL GAZZETTINO"
Un campo, 45 proprietari
L'appezzamento è di 8 are scarse e si affaccia su via Roma
G.Colt.
19 ottobre 2003 "IL GAZZETTINO"
«Sono allibito - dice il consigliere- già da mercoledì scorso la normativa ha concesso l'accensione delle caldaie, e a tutt'oggi è ancora tutto spento. Mi sono recato alla scuola Galileo, alla M.L.King e alla Zanon e in nessuna di queste il riscaldamento era attivato. Deduco che anche per le altre la situazione sia la medesima. Ad una mia richiesta di spiegazioni, insoddisfacenti sono state le risposte datemi dal prof. Crivellari, responsabile dell'istituto Zanon; egli, oltre a riferirmi che attualmente la Confatec sta eseguendo lavori di manutenzione alle caldaie si è dimostrato non a conoscenza della normativa che definisce i tempi di attivazione. Una leggerezza che non si può giustificare soprattutto quando si ha a che fare con i ragazzi. La situazione è così invivibile che un insegnante aveva addirittura pensato di mandare a casa i ragazzi».
Emanuela Stefani
16 ottobre 2003 "IL GAZZETTINO"
Minaccia ex moglie e figlia con il coltello
È stata quest'ultima a disarmare il padre e a chiamare i carabinieri. Denunciato per maltrattamenti
F.C. è affetto da una grave depressione. Negli ultimi mesi ha avuto numerose crisi, associate ad atteggiamenti violenti. Basta un piccolo pretesto perchè il sessantaduenne scarichi la propria ira contro l'ex-moglie. L'ultimo litigio risale alla mattinata di ieri. L'uomo non aveva pagato la consumazione in un bar della zona. A.M. si era stancata di saldare i suoi piccoli debiti. F.C. ha reagito in maniera aggressiva. Ha afferrato il coltello agitando la lama della lunghezza di venti centimetri davanti all'ex-moglie. Urlava come un ossesso. Voleva ammazzarla. Sono stati attimi di autentico terrore. La donna ha avuto la prontezza di avvisare al cellulare la figlia trentaseienne che risiede a San Giorgio a Pertiche.
Quest'ultima ha allertato il 112. Poi si è precipitata in via Giotto. I coniugi stavano ancora discutendo quando è entrata in casa. Ha provato ad interrompere la lite. Rimediando però due pugni in faccia. A quel punto la figlia ha deciso di entrare in azione. Con una mossa coraggiosa ha disarmato il padre scagliando il coltello fuori dalla finestra. All'arrivo delle pattuglie del Nucleo Radiomobile della compagnia di Padova e della stazione di Vigodarzere, F.C. aveva riacquistato la calma.
E' stato affidato alle cure dei sanitari del 118 che l'hanno condotto in ospedale. L'uomo è stato poi ricoverato nel reparto di psichiatria. Nel frattempo l'ex-consorte ha raccontato ai carabinieri di aver subito ripetute minacce di morte. Si è poi decisa a formalizzare nei suoi confronti una denuncia per maltrattamenti. Ha dichiarato inoltre di non essere più disposta a riaccoglierlo in casa. Quando i medici dell'ospedale firmeranno le sue dimissioni dovrà necessariamente trovarsi un altro alloggio.
Luca Ingegneri
15 ottobre 2003 "IL GAZZETTINO"
E' in programma stamattina, invece, all'Istituto di Medicina Legale dell'Università, il pietoso rito del riconoscimento della salma da parte dei familiari. Dopo l'autopsia il magistrato dovrebbe concedere il nulla osta per la sepoltura dello sfortunato anziano.
Luca Ingegneri
15 ottobre 2003 "IL GAZZETTINO"
Emanuela Stefani
14 ottobre 2003 "IL GAZZETTINO"
Stroncato da un malore sul trattore
La figlia: «Papà era semplice. Ha donato l'ultimo battito di cuore alla terra che tanto amava»
Giovanni Cesaro aveva ottant'anni. Era in pensione. Ma dalla sua terra non si era mai staccato. Viveva solo dopo la scomparsa della moglie avvenuta una decina d'anni fa.
Ieri si era messo ad arare il campo dietro l'abitazione. Il rombo del trattore si è fatto sentire per un paio d'ore. Poi il silenzio. È stata una vicina di casa a notare il mezzo agricolo fermo in fondo all'appezzamento incolto. Erano le sei e mezza del pomeriggio. La donna si è insospettita. Si è avvicinata per controllare cosa fosse capitato all'amico di vecchia data. L'ha scorto con il capo reclinato in avanti, all'interno della cabina di guida. Ha provato ripetutamente a chiamarlo. Nessuna risposta. È corsa a telefonare al Suem. I sanitari del servizio di emergenza medica hanno provato a rianimare l'anziano. Tutto inutile.
L'ottantenne soffriva da tempo di problemi cardiaci. Di recente era stato colpito anche da una grave malattia ai polmoni. Patologie che potrebbero avere provocato l'improvviso e fatale malore. È toccato ai carabinieri avvertire il sostituto procuratore Paola De Franceschi, magistrato di turno, che ha autorizzato la rimozione della salma.
«Ci sentiamo come se ce l'avessero rubato». È la figlia a parlare. «Papà era una persona semplice che amava lavorare la terra. Sapevamo della sua sofferenza cardiaca: è alla terra che ha donato l'ultimo battito del suo cuore».
Luca Ingegneri - Alberto Gottardo
11 ottobre 2003 "IL GAZZETTINO"
Emanuela Stefani
9 ottobre 2003 "IL GAZZETTINO"
«Il licenziamento era un atto dovuto»
Il commento: il progetto affidatole aveva vinto un premio, ma lei ha mostrato uno stato ansioso e depressivo
Emanuela Stefani
8 ottobre 2003 "IL GAZZETTINO"
Ad oltre tre anni di distanza la dipendente ha ottenuto una sonora rivincita. Assistita dall'avvocato Patrizio Bernardo, ha ottenuto dal giudice del lavoro Cinzia Balletti il reintegro in servizio. Non solo. L'Amministrazione comunale, che era difesa dal professor Vittorio Domenichelli, dovrà riconoscere alla ricorrente tutti gli stipendi e gli oneri contributivi a far data dal licenziamento, avvenuto il 14 giugno Duemila.
La vicenda ha dell'incredibile. E' il giugno '99 quando il Comune informa le RSU dell'imminente attivazione del servizio "Nido Blu" ad integrazione dell'attività della ludoteca, affidata in gestione all'associazione "La Bottega dei Ragazzi". E' necessario quindi individuare un'educatrice di asilo nido di provata esperienza, in grado di sviluppare la programmazione. In data 5 agosto la giunta Baldin delibera il trasferimento temporaneo di L.C. Si innesca subito un contenzioso senza via d'uscita. Tra le due funzioni vi sono notevoli diversità. In un asilo nido viene richiesto all'educatrice di sostituirsi integralmente alle relazioni genitoriali. Al "Nido Blu" non ci si limita a lavorare con i bimbi ma si funge da "osservatori e facilitatori" nei rapporti tra genitori e figli. Il trasferimento viene inutilmente impugnato.
Per L.C. inizia una lenta ma progressiva emarginazione dalla macchina comunale. L'educatrice sceglie un periodo di aspettativa di tre mesi. Al rientro in servizio non ha neppure una scrivania dove sedere. Le viene chiesto di stilare un progetto per la gestione del "Nido Blu". Non le vengono però consegnate neppure le chiavi dei locali. Nel febbraio 2000 del "Nido Blu" non c'è traccia: stanze in stato di semi-abbandono, prive di linea telefonica e di servizi igienici idonei ad ospitare bambini. Ormai in preda ad un grave stato ansioso depressivo, ad aprile L.C. sceglie di restare a casa in malattia. E due mesi dopo si ritrova disoccupata.
Luca Ingegneri
7 ottobre 2003 "IL GAZZETTINO"
Luca Ingegneri