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RASSEGNA STAMPA – SETTEMBRE 2003

"IL GAZZETTINO"


27 settembre 2003 "IL GAZZETTINO"

La denuncia di Venturato (Fi) dopo la morte di Silvia. E aggiunge: «Il Comune si ostina a costruire piste ciclabili dove non servono»
«La zona della Castagnara è senza marciapiedi»

Un paese emotivamente scosso, all'indomani dell'ennesimo evento tragico che ha avuto come protagonista la giovane Silvia Burlinetto, quello che si interroga sulla situazione delle infrastrutture del territorio. Non sono argomento nuovi quelli che i cittadini si trovano ad analizzare: gli stessi, infatti, sono stati dibattuti che in occasione di un'assemblea pubblica organizzata parecchi mesi fa, dal comitato "Quelli che... Per Cadoneghe ". Un cittadino di via Rigotti aveva spiegato che quel tratto di strada spesso viene utilizzato da molti giovani per corse ad alta velocità. Anche di giorno, per tante mamme e bambini, l'uscita di scuola e l'attraversamento della strada è un problema. Questione velocità che però riguarda molte altri percorsi, come via Palladio o via Guerzoni.
«L'amministrazione conosce perfettamente i punti critici del territorio - dichiara Stefano Venturato, coordinatore di Forza Italia - ma si ostina a realizzare opere di cui l'utilità è dubbia. Invece di costruire piste ciclabili dove non servono potrebbe rendere più sicura la zona molto frequentata della Castagnara, dove in alcuni tratti mancano addirittura i marciapiedi». Al coro di lamentele si aggiunge anche la voce di Luca Daniele: «I residenti di via Sauro hanno lottato per ottenere la chiusura della via al traffico pesante ma cosa succederà a quelli della vicina via Silvestri dopo che saranno stati eseguiti i lavori di ampliamento.
Che senso può avere una pista ciclabile che sbocca su una strada statale?». Tanti i quesiti per i quali si attende una risposta, magari prima che si verifichi l'ennesima tragedia.
Emanuela Stefani

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28 settembre 2003 "IL GAZZETTINO"

Filippo Saccardo fa scena muta. Il giudice lo rimanda a casa

Ha fatto scena muta davanti al giudice Filippo Saccardo, il trentenne operaio arrestato giovedì scorso dai carabinieri che hanno scoperto nella sua abitazione un vero e proprio supermarket della droga. Assistito d'ufficio dall'avvocato Mauro Zandolin, il giovane non ha voluto rispondere alle contestazioni del Gip Claudio Marassi. Dopo aver convalidato l'arresto, il giudice ha disposto la remissione in libertà dell'indagato stante il suo stato di incensuratezza. Saccardo dovrà rispettare unicamente l'obbligo di dimora nell'abitazione dei genitori in via Firenze. All'atto della perquisizione gli era stato trovato un panetto di 100 grammi di hashisc, pipe in vetro per fumare il crac, cannucce in vetro per l'assunzione di cocaina e due cjlium in terracotta per assumere hashisc.
Luca Ingegneri

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27 settembre 2003 "IL GAZZETTINO"

Una folla commossa ha seguito i funerali della quindicenne rimasta vittima nell'incidente di Bragni
Stretti a Silvia in un disperato abbraccio
Gerbere rosa e bianche distribuite sull'altare quasi a formare un cerchio attorno al feretro

"In un tempo così breve ha concluso la sua esistenza terrena ma ha lasciato, in quanti hanno avuto modo di conoscerla, il suo messaggio di gioia".
A don Paolo, ex parroco della chiesa di San Bonaventura, il compito di portare conforto ai genitori di Silvia Burlinetto, alla quale, a 15 anni non ancora compiuti, in modo tragico, le è stata tolta la possibilità di realizzare sogni e aspirazioni. Infatti, di ritorno da scuola, martedì scorso in località Bragni, mentre attraversava la strada, dopo essere scesa dall'autobus, è stata investita da un'auto che proveniva in senso opposto. Inutili si sono dimostrati i tentativi di soccorso, l'impatto violento, da subito non ha lasciato alcuna speranza.
Ora, parenti, amici, compagni di scuola, di giochi e di squadra, chiusi nel loro dolore, si stringono attorno a quella bara bianca avvolta da un cuscino di rose nivee. Gerbere rosa e bianche distribuite sull'altare a simulare un abbraccio.
Difficile trovare un perché a tanta sofferenza. Mamma Maria sorretta dal marito Mauro, ostinatamente, sino all'ultimo si aggrappa al piccolo feretro accanto a lei, nella speranza, forse, che avvenga un miracolo.
Impossibile trattenere le commozione, nella chiesa gremita, incapace di contenere la moltitudine di persone che hanno voluto porgere l'ultimo saluto, le parole di fede del parroco si alternano alle canzoni melodiose del coro parrocchiale, ma appena tutto tace la sofferenza si fa tangibile e si odono solo gli echi di pianto.
Ognuno dei presenti si sente parte in causa, o come amico o come genitore, consci che un dramma simile, per come si è svolto avrebbe potuto toccarli direttamente. Chiedono che il sacrificio di Silvia non resti invano ma che contribuisca a richiamare i ragazzi ad una maggiore attenzione e a chi di dovere, permettere loro di usufruire dei servizi in totale sicurezza.
Una moltitudine di adolescenti che, in questa triste giornata si sono ritrovati per un appuntamento importante, esprimono l'immenso affetto per la loro amica porgendole un ultimo fiore. Si stringono, si fanno coraggio, si abbracciano.
Silvia non avrebbe voluto vederli piangere ma è impossibile esaudire questa sua volontà "Silvietta, non ti scorderemo, non farlo tu" questo il messaggio che viene trasmesso prima che un caloroso applauso, saluti la piccola bara pronta per il suo ultimo viaggio.
Emanuela Stefani

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27 settembre 2003 "IL GAZZETTINO"

Le lettere e i pensieri dei compagni di scuola

«Sei la più importante stella del cielo. Sei il nostro angelo». Tutti i suoi amici esprimono all'unisono l'affetto immortale per Silvia. A conclusione della cerimonia funebre a Cadoneghe , i compagni si alternano sull'altare per consegnarle gli ultimi pensieri.
A iniziare è Giovanna, che con lei ha condiviso il banco di scuola al liceo classico "Tito Livio". «Non sai quanto è grande il vuoto che hai lasciato in tutte noi - esprime con voce rotta dalla commozione, parlando a nome dell'intera quinta H - Nelle difficoltà mi venivi sempre in aiuto e immancabilmente cercavi di farmi ridere. Principessa, ogni tanto vieni tra noi, ti salutiamo ma non è un addio».
Parole toccanti come quelle della sua amica del cuore Deborah: «Ti ho scritto una lettera, ma non sarà l'ultima, ora mi rivolgerò al mio angelo e so che tu mi risponderai. Grazie Silvia, hai avuto il potere di rendere tutti noi della compagnia ancora più uniti». Sono una cinquantina di ragazzi che faticano a parlare e che si abbracciano per farsi coraggio. Leggono una poesia, probabilmente diventerà il testo della canzone che hanno promesso di dedicarle. In semplicità racconta esperienze condivise e ricorda il potere del suo sorriso. Per ora la depongono tra i fiori.
Anche le compagne della squadra di pallavolo vogliono salutarla: «Non vedremo più la tua buffa maglietta con su scritto "Wonder girl" e non ci tramortirai più con i litri di deodorante che usavi, ma tutto questo ci mancherà immensamente».
Emanuela Stefani

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26 settembre 2003 "IL GAZZETTINO"

Arrestato clandestino polacco

Era l'ora di pranzo quando ha bussato alla porta delle suore dell'istituto scolastico "Sacro Cuore" di via Marconi. Aveva lo stomaco vuoto Crjstofer Zagorski, quarantottenne clandestino, originario di Cracovia. Le religiose gli hanno dato un panino. Ma l'uomo ha iniziato ad urlare ed inveire. Pretendeva un pasto completo. La madre superiora ha allertato il 112. E per Zagorski si sono spalancate le porte del carcere. Lo straniero non aveva ottemperato al decreto di espulsione dal territorio italiano emesso ad agosto dal questore di Bergamo. In base alla Bossi Fini è stato arrestato. Oggi sarà processato per direttissima.
Luca Ingegneri

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26 settembre 2003 "IL GAZZETTINO"

Arrestato un operaio incensurato che nascondeva in casa ingenti quantitativi di stupefacente
Supermarket della droga a domicilio
Il giovane forniva ai clienti le pipe in vetro per fumare il crac e le cannucce per sniffare la cocaina

E' stata una fonte confidenziale a mettere i carabinieri sulla strada giusta. Filippo Saccardo, trentenne operaio che risiede in via Firenze con gli anziani genitori, non aveva mai avuto guai con la giustizia. Nel suo palmares figurava soltanto una segnalazione al Prefetto come abituale assuntore di sostanze stupefacenti.
In realtà il giovane gestiva una redditizia attività di spaccio. Alle sette del mattino, pochi istanti prima che Saccardo uscisse di casa per recarsi al lavoro, hanno fatto irruzione nella sua abitazione. Sequestrando ingenti quantitativi di droga ed un incredibile armamentario destinato ai tossicomani. Da un armadio è spuntato fuori un pane di hashish del peso di 250 grammi. Buona parte dello stupefacente era però già stato consumato. Del "sasso" originario erano rimasti 101 grammi di fumo. Nella tasca dei pantaloni l'operaio teneva altri due grammi di hashish. Un modesto quantitativo è stato rinvenuto anche all'interno della sua auto. In casa Saccardo aveva pure otto grammi di marijuana.
Ma sono stati gli «arnesi del mestiere» a lasciare allibiti i carabinieri. I militi dell'Arma hanno messo le mani su un bilancino di precisione, su un rullino contenente della polvere biancazzurra, con tutta probabilità ecstasy, ancora quattro grammi di popper conservati in un flacone ed un vassoio in silver abitualmente utilizzato per sniffare la cocaina.
Filippo Saccardo era evidentemente in grado di soddisfare le esigenze di una clientela variegata. Figurava infatti nella sua disponibilità una pipa in vetro per fumare il crac, la miscellanea di cocaina ed altre sostanze stupefacenti in voga negli Stati Uniti, alcune cannucce in vetro per l'assunzione nasale della polvere bianca, due cjlium in terracotta per fumare l'hashish ed una notevole quantità di cartoncini per confezionare gli spinelli.
Saccardo ha ammesso le proprie responsabilità. Avrebbe acquistato il pane di hashish da uno spacciatore extracomunitario. E' stato associato alla casa circondariale di strada Due Palazzi con l'accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
Luca Ingegneri

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26 settembre 2003 "IL GAZZETTINO"

LETTERIO TURIACO CONSIGLIERE DEI DS E PARENTE DELLA RAGAZZA
«Colpa della velocità eccessiva»
«La causa della disgrazia non è da attribuire alla mancanza della piazzola di sosta»

La rabbia e la frustrazione, quella dei genitori, o degli amici, o di quanti quotidianamente sono costretti a vivere i disagi di un malservizio, come spesso capita all'indomani di un evento drammatico, si sostituiscono con il senso di impotenza.
Un sentimento che prova anche Nicola, amico di Silvia. «Sono sicuro che non cambierà nulla - esprime rassegnato - più di una volta l'inverno scorso, scendendo dal bus per non cadere nel fossato mi sono dovuto aggrappare al palo della luce perchè l'argine, l'unico punto d'appoggio che abbiamo, era diventato scivoloso a causa della pioggia. Non abbiamo spazio per muoverci».
Per Letterio Turiaco, consigliere dei Ds ma anche parente di Silvia, la causa non è da attribuire alla mancanza di una piazzola di sosta.
«Il problema è la velocità, quel rettilineo invita a correre, qualche volta anch'io ho superato il limite di velocità prescritto - dichiara con veemenza il consigliere di maggioranza, lamentando una strumentalizzazione politica del tragico episodio - quello che è stato scritto circa l'inadeguatezza della fermata del bus non corrisponde al vero».
Parole pronunziate alla presenza del papà di Silvia, Mauro Burlinetto che, in netta contraddizione, aveva riversato la sua rabbia proprio contro questa carenza strutturale. Mercoledì aveva detto. «Non possono decidere una fermata dell'autobus senza una piazzola di sosta. Scaricano i ragazzi direttamente sulla strada».
«Fino a pochi anni fa quella strada era molto ampia, poi è stato deciso di realizzare una pista ciclabile che oltre a non essere usata ha tolto sicurezza alla zona - denuncia Stefano Venturato, coordinatore di Forza Italia -. È stata costruita unicamente per rimpinguare le casse comunale attraverso il conteggio degli oneri di urbanizzazione delle molte aree lottizzabili presenti. L'assurdità è quella di aver sistemato solo un lato della strada lasciando completamente abbandonato l'altro e soprattutto pericoloso».
Si parla molto di sicurezza stradale, battage di campagne pubblicitarie che invitano i giovani ad essere prudenti sulle strade e a non mettersi al volante stanchi o ebbri, ma poco si dice sullo spirito di adattabilità di chi deve fare di necessità virtù quando anche i livelli minimi di sicurezza delle infrastrutture vengono forse ignorati.

Emanuela Stefani

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26 settembre 2003 "IL GAZZETTINO"

Le compagne di classe hanno chiesto ai genitori il diario della quindicenne:
le frasi che ha scritto verranno inserite nel sito creato a suo nome

I pensieri di Silvia ogni giorno su internet
Anche gli amici del quartiere non vogliono dimenticarla e comporranno una melodia che la ricorderà per sempre

I pensieri di Silvia in internet, la sua gioia di vivere in musica. Compagne di scuola e compagni di giochi si impegnano per mantenere sempre vivo il suo ricordo. Le sue compagne di classe, che frequentano la quinta ginnasio del liceo classico Tito Livio, infatti, hanno chiesto al padre, Mauro Burlinetto, di poter vedere gli scritti della loro amica per estrapolare frasi e riflessioni da inserire ogni giorno su un sito creato per lei. L'ottima proprietà di linguaggio unita alla sua sensibilità davano un grande spessore ai suoi temi, apprezzati dalla sua insegnante d'italiano. Anche gli amici del suo quartiere non vogliono dimenticarla e hanno pensato ad una melodia che ne accompagni il ricordo.
Deborah Zorzi, coetanea e amica del cuore, ha condiviso con lei quasi tutte le tappe scolastiche, dalle elementari alle medie. La scelta diversa di un liceo le ha divise per la prima volta: classico Silvia, scientifico Deborah, ma questo non le ha fatte allontanare, anzi, attraverso un diario tenuto in comune, che a turno conservavano, si scambiavano pensieri, fatti o semplici desideri, le cose che nell'arco della settimana scolastica per mancanza di tempo non riuscivano a dirsi. «Il diario lo tiene ancora Silvia, gli ultimi scritti dovrebbero risalire a giugno, agli inizi delle vacanze» spiega l'amica.
Se durante l'estate vedeva i suoi amici, nel prato vicino a casa, tutte le sere, durante l'anno scolastico si limitava ad uscire solo al sabato. «Era perennemente in ritardo: se prima non era perfettamente in ordine non usciva di casa» sottolinea Deborah e mamma Maria aggiunge: «Era anche molto timida e semplice, non si vantava della sua persona né della sua bellezza. Ho dovuto insistere molto per farla sfilare per un negozio d'abbigliamento che si trova all'interno del centro "La Corte", dove ho la mia attività commerciale: si è convinta solo perché con lei ha sfilato il fratello Giacomo».
Non ha confini l'amore e l'orgoglio della madre, ora ancora di più. Silvia, una ragazza come molte sue coetanee, una vita fatta di scuola, amici e passioni. Ascoltava in continuazione il complesso Articolo 31 e aveva una fissazione per i suoi capelli di cui non era mai soddisfatta. Tanto esigente con sé stessa quando comprensiva e disponibile con gli altri.
«Sono rimasta molto sorpresa dell'affiatamento dimostrato dalle sue compagne - dichiara la preside del liceo, Daria Zangirolami - una classe al femminile di 17 alunne, sempre grintose e determinate. Questo fatto le ha sconvolte, ha violato un equilibrio, ma i suoi bei ricordi devono sostituirsi al dolore».
Emanuela Stefani

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25 settembre 2003 "IL GAZZETTINO"

Compagne di scuola ...

Compagne di scuola e di giochi manterranno vivo il ricordo di Silvia creando un sito internet nel quale inserire le frasi e le riflessioni che la ragazza scriveva nel suo diario e una melodia che ne accompagni il ricordo per sempre.
Le compagne del Tito Livio hanno chiesto a Mauro Burlinetto, il papà di Silvia, di poter vedere gli scritti della loro amica custoditi nel diario. Intanto Letterio Turiaco, consigliere dei Ds, e parente della ragazza, interviene per ribadire che la causa dell'incidente mortale non è da attribuire alla mancanza di una piazzola di sosta alla fermata del bus. «Il problema è la velocità, quel rettilineo invita a correre, qualche volta anch'io ho superato il limite di velocità prescritto».
E oggi, alle 16, nella parrocchiale di San Bonaventura, l'ultimo saluto alla ragazza.
Emanuela Stefani

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25 settembre 2003 "IL GAZZETTINO"

Un murales, una canzone ...

Un murales, una canzone e una festa per ricordare la loro amica del cuore. I ragazzi della compagnia di cui faceva parte Silvia Burlinetto, con i quali si incontrava la domenica pomeriggio, in questo modo vogliono rendere immortale quelle che erano la sue caratteristiche più belle: il suo sorriso e la sua gioia di vivere. Sono ragazzi che oggi sono arrabbiati. Non sono andati a scuola ma si sono dati appuntamento sul luogo dell'incidente per esprimere il dolore e l'impotenza per una tragedia che forse poteva essere evitata. Federico al momento dell'impatto stava a 20 cm da lei, un secondo prima ridevano insieme e un attimo dopo l'ha vista catapultata in aria, travolta da un'auto in corsa. "Avrei potuto benissimo essere io - dichiara sconvolto - ogni giorno rischiamo di essere investiti. La fermata non ha un'area di sosta e l'autobus ci scarica sul ciglio di un fossato, se vogliamo far posto a tutti quelli che scendono dobbiamo per forza spostarci in mezzo alla strada." Improvvisandosi tecnici sottolineano tutte le mancanze che quella fermata di bus presenta, lo sanno bene loro che quotidianamente si trovano a districarsi tra questo disagio. "Tempo fa avevano messo sulla strada dei rallentatori di velocità - racconta Stefano, un altro amico - ma con il passaggio delle macchine di volta in volta si sono staccati. Se ci fossero stati ancora forse la macchina sarebbe andata più piano e forse avrebbe fatto a tempo a frenare." Tra il gruppo chiusa nel suo silenzio Deborah Zorzi, l'amica del cuore, quella con la quale stava perennemente al telefono per scambiarsi le più intime confidenze "Avevamo l'abitudine di sentirci ogni giorno di ritorno da scuola - ricorda Deborah - anche quel giorno ho provato più volte a chiamarla: nessuna risposta. È stato lo zio, più tardi a dirmi quello che era successo. Avevamo tanti progetti, tanti sogni. Il 5 novembre avrebbe compiuto 15 anni, avremmo fatto una bella festa. Ora la faremo per lei ma senza di lei." Bravi ragazzi che dopo l'impegno scolastico si ritrovano nelle poche aree verdi nelle vicinanze di casa. Con Silvia erano soliti darsi appuntamento al campetto Marco Polo. Insieme si rideva, si scherzava e ci si raccontava. La passione per la musica, la formazione di un piccolo complesso e la voglia di sperimentarsi. Anche Silvia a suo modo ne farà parte: a lei saranno dedicati i pensieri che comporranno la prima canzone che il gruppo, legato da una forte amicizia, realizzerà.
Emanuela Stefani

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25 settembre 2003 "IL GAZZETTINO"

Un mazzo di gerbere e rose rosse ...

Un mazzo di gerbere e rose rosse adagiato su un banco vuoto. Il banco di Silvia Burlinetto, il vuoto che si legge negli occhi dei suoi compagni di classe ancora increduli dopo aver saputo la tragica notizia che come un tam tam è passata di voce in voce, di compagno in compagno. Silvia frequentava la quinta ginnasio del liceo classico Tito Livio, classe V H. Una scuola che amava, aveva una predisposizione per le materie letterarie. Ieri i compagni, a scuola, hanno ricordato i momenti vissuti assieme. Situazioni a volte divertenti, a volte intense che l'hanno vista protagonista. «Ricordo il giorno in cui abbiamo fatto l'autogestione e ci siamo dedicati a fare la pasta di sale - racconta Giovanna, una sua compagna - con il materiale feci una piccola pallina e la lanciai in aria, lei subito con la sua voglia di giocare prese tutta la pasta e la lanciò contro il soffitto. Quella pasta è rimasta ancora là». Era in programma una serata in discoteca, la prima per Silvia, finalmente dopo tanti rifiuti la mamma aveva capitolato e si era decisa a lasciarla andare insieme ai compagni di scuola. Ieri pomeriggio insegnanti e ragazzi si sono dati appuntamento a casa di Silvia per continuare a ricordarla insieme. Sparse sul tavolo del soggiorno le sue foto, ognuna con una storia: in costume da bagno a Sharm el Sheik, un viaggio fatto con la nonna alla quale era molto legata, tanto da essere la sua prima confidente, oppure con i fratellini Giacomo e Elena o ancora con i genitori immersa tra i fiori.
Una Silvia sempre sorridente quella che appare, ed è così che tutti la vogliono ricordare: le insegnanti che hanno perso una studentessa modello, i compagni che hanno perso una grande amica. «Ragazzi confidatevi con i vostri genitori, non abbiate timore di loro e siate sempre attenti a tutto quello che fate, è importante»: è l'ultimo consiglio che, da mamma, la signora Maria vuol dare a quei ragazzi che la circondano e che le danno una piccola illusione, che la sua Silvia sia ancora lì, tra loro.
Emanuela Stefani

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25 settembre 2003 "IL GAZZETTINO"

«Era la nostra principessa, e lo ...

«Era la nostra principessa, e lo sarà per sempre». Per Maria Turiaco il tempo si è fermato alle 13 e 10 di martedì 23 settembre, l'attimo in cui sua figlia Silvia Burlinetto, 15 anni, è stata investita mentre attraversava la strada dopo essere scesa dall'autobus in via Bragni a Cadoneghe , da un'Audi A3 condotta da Marco D'Amico, di 29 anni. Una realtà impossibile da accettare, un dramma che il papà di Silvia, Mauro Burlinetto, affronta con rabbia: «Non possono fare una fermata dell'autobus senza una piazzola di sosta. Scaricano i ragazzi direttamente sulla strada, o dentro il fossato». Un atto d'accusa preciso quello di un uomo che ha perso la figlia primogenita, che ritornava da scuola dove frequentava il 2° anno al liceo classico Tito Livio. Silvia ha attraversato la strada dietro il mezzo, trovandosi all'improvviso di fronte l'auto che l'ha centrata in pieno.
Massimo Turriaco, zio di Silvia, rivive i terribili momenti dell'incidente: «Con mia sorella Maria, la mamma di Silvia, stavamo rientrando a casa in macchina dopo aver recuperato all'asilo Elena di 2 anni e alla scuola elementare Giacomo, di 8 anni, i suoi due fratellini. Quando abbiamo visto l'ambulanza arrivare a sirene spiegate di sicuro non pensavo a mia nipote, ma il cuore mi si è bloccato quando le persone ferme sul luogo dell'incidente, riconoscendoci, ci hanno fermato. Impossibile descrivere quel momento, subito ho intuito la gravità della situazione, l'ampio trauma cranico purtroppo non lasciava spazio alla speranza». Massimo insieme ai molti parenti e amici giunti in via Nobel si stringono alla madre che con voce rotta dal dolore e dal pianto ostinatamente continua ad aggrapparsi ad ogni singolo momento condiviso con la sua splendida figlia. «Era bella dentro e fuori. Uno sguardo dolce che la rendeva adorabile. Era bravissima a scuola, ancora non immaginava il suo futuro, forse avrebbe seguito le orme dello zio Massimo iscrivendosi alla facoltà di Economia Aziendale ma per il suo modo di fare sarebbe stata un'ottima insegnante».
Silvia era chiamata da tutti "principessa", era una bellissima ragazza. «Sembrava una fotomodella: bella, elegante nei modi ed educata», la descrive la zia Silvana mentre abbraccia mamma Maria che fa un respiro profondo, scaccia le lacrime e riprende a parlare: «È importante parlarne, non voglio che ci si dimentichi di lei». Il ricordo è l'unica cosa che le è rimasta, con le foto che disperatamente stringe in mano e che con orgoglio mostra a tutti. «Quest'estate con Deborah, la sua amica del cuore, sono andate in Sardegna a Porto Cervo: ricordo la sua telefonata eccitatissima quando ha incontrato il calciatore Totti, il suo idolo. Amava lo sport, faceva parte della squadra di pallavolo di Cadoneghe ». Papà Mauro, perito disegnatore alla ZF di Saccolongo, le sta accanto attonito. Silvia ha preso da lui il carattere preciso e deciso, doti che l'hanno portata a raggiungere i suoi obiettivi scolastici e sportivi. Una vita spezzata alla quale verrà dato l'ultimo saluto domani, nella parrocchia di San Bonaventura.
Emanuela Stefani

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25 settembre 2003 "IL GAZZETTINO"

«Non possono fare una fermata dell'autobus ...

«Non possono fare una fermata dell'autobus senza una piazzola di sosta. Scaricano i ragazzi direttamente sulla strada, o dentro il fossato». Un atto d'accusa preciso quello di Mauro Burlinetto, il papà di Silvia, la quindicenne studentessa del Tito Livio che l'altro pomeriggio è stata investita e uccisa da un'auto mentre attraversava la strada dopo essere scesa dall'autobus in via Bragni a Cadoneghe. Silvia ha attraversato la strada dietro il mezzo, trovandosi all'improvviso di fronte l'auto che l'ha centrata in pieno.

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25 settembre 2003 "IL GAZZETTINO"

Un'infinita serie di "se": la tragedia ...

Un'infinita serie di "se": la tragedia che ha sconvolto la famiglia Burlinetto avrebbe potuto essere evitata, se ci fosse stata una piazzola di sosta a servizio della fermata, se ci fosse stato uno specchio deflettore in grado di dare visibilità, se ci fossero stati rallentatori di velocità per interrompere le folli corse che quel rettilineo suggerisce, se le strisce pedonali fossero vicine e e non a 20 metri di distanza. Il giorno dopo la tragedia, amici e compagni di viaggio sugli autobus degli studenti si aggrappano a quel che si sarebbe dovuto fare per evitare la morte di Silvia Burlinetto. L'ipotetica leggerezza di Silvia nell'attraversare senza aspettare di avere piena visibilità (al suo posto avrebbe potuto esserci chiunque di quel gruppo nutrito di ragazzi di ritorno dall'impegno scolastico), in presenza di questi accorgimenti sarebbe rimasta solo una leggerezza? Giriamo la domanda a chi ha il compito di strutturare strade e servizi in modo che siano fruibili in piena sicurezza, ossia a chi rappresenta l'amministrazione, un'amministrazione che si auto-assolve.
«Ognuno deve fare la sua parte - esordisce il sindaco di Cadoneghe , Adriano Baldin - noi abbiamo messo la segnaletica stradale, orizzontale e verticale, e delle rotatorie per spezzare il lungo rettilineo. Auto e pedoni hanno il dovere di rispettarle. La strada non è stretta ma le fermate lungo le strade di periferia, come nel caso di via Bragni, sono senza uno spazio specifico per la sosta, e non è possibile costruire una rientranza per tutte. Ho richiesto ai vigili una relazione sullo stato della segnaletica, solo se ci saranno le condizioni faremo degli interventi».
Una risposta che non soddisfa alcuni cittadini, come Stefano Bartolomeo che, per una strana coincidenza, aveva richiamato l'attenzione dell'amministrazione attraverso la stampa proprio sul disagio dei molti studenti che si accalcano alle fermate per salire sull'unica corsa mattutina in grado di portarli a scuola in orario. Saltuarie corse bis e fermate pericolose. «La crescita di questo paese non è amministrata in modo adeguato - sottolinea Bartolomeo, promotore finanziario che vive nel quartiere - ci sono lo stesso numero di corse urbane di 11 anni fa, a fronte di una popolazione che è quasi raddoppiata. Questa inerzia non ha giustificazioni soprattutto ora che si sta edificando molto senza gli opportuni servizi».
Emanuela Stefani

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24 settembre 2003 "IL GAZZETTINO"

Abito a Cadoneghe zona Bragni da ...

Abito a Cadoneghe zona Bragni da 11 anni ed ogni anno in occasione del rilascio degli orari invernali Aps spero che qualcuno tenga conto delle necessità di chi intenda utilizzare il mezzo pubblico negli orari di punta. Se in undici anni grazie a numerosi nuovi insediamenti la popolazione è aumentata di oltre il 30\%, le corse in orario invernale per recarsi in città da Bragni nelle ore di punta si riducono a una. In pratica in fascia mattutina da Bragni una quantità inverosimile di utenti si accalta sulla corsa delle 7.35 che già alla terza fermata dal capolinea è strapiena e rappresenta una sorta di ultima chance visto che se non ci si sale si passa a quella successiva ben 35 minuti dopo, salvo concessione di bis non istituzionalizzati. Trovo corretto che le corse in orario normale (quindi dalle 9 in poi fino a sera) siano intercalate ogni 30 minuti visto che si deve servire anche Cadoneghe ,ma non aver previsto qualche corsa in più tra le 7.15 e le 8 non fa altro che disincentivare l'uso del mezzo pubblico e costringe ad usare l'auto. Credo di segnalare qualcosa di fattibile e, proprio per questo, è triste che la situazione si ripresenti da undici anni sempre uguale. Comprendo quanto sia necessario monitorare i costi, ma invito il sindaco a recarsi alla fermata di via Bragni angolo via Nobel alle 7.35 del mattino e forse si renderà conto del disagio che diventerà insopportabile non appena si insedieranno i futuri abitanti della gigantesca costruzione che sta sorgendo prima della palestra. Spero di essere ascoltato e concedetemi inoltre un'ultima segnalazione: chi ha curato la grafica dei nuovi orari provi ora a leggerla sul giornale: i vari simboli delle corse sono illeggibili, molto meglio la grafica usata per l'orario estivo.
Stefano Bartolomeo

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24 settembre 2003 "IL GAZZETTINO"

Incidente poco dopo le tredici in via Bragni, davanti alla fermata del bus.
La studentessa stava tornando a casa dopo la mattinata trascorsa a scuola. Era appena scesa

Quindicenne falciata da un'auto muore all'ospedale
La vettura procedeva nella direzione opposta a quella del pullman. Inutile l'intervento chirurgico cui l'hanno sottoposta i medici

Era appena scesa dall'autobus. E' stata investita e travolta da un'auto sotto gli occhi atterriti dell'autista e dei compagni di scuola. Silvia Burlinetto, studentessa al primo anno del liceo linguistico, è spirata a poche ore dal ricovero all'ospedale di Padova. Non è servito il disperato intervento chirurgico alla testa cui è stata sottoposta nel pomeriggio.
L'incidente è avvenuto poco dopo le 13 in via Bragni, il lunghissimo rettilineo che collega il quartiere di San Bonaventura alla zona industriale. Silvia tornava da scuola con il bus della linea n. 4 di Aps. E' scesa alla fermata di via Bragni, all'altezza del civico 57. La sua abitazione, una graziosa casetta a schiera al civico 11 di via Nobel, dista appena un centinaio di metri dal percorso del bus. Stando ad una prima ricostruzione, la ragazza avrebbe attraversato la strada senza aspettare che la corriera ripartisse. Sarebbe sbucata all'improvviso alle spalle dell'automezzo mentre sopraggiungeva dalla parte opposta l'Audi A3 condotta da Marco D'Amico, ventinove anni, di Cadoneghe , dove risiede in via Franco. Il giovane avrebbe azionato all'istante i freni. Sull'asfalto reso umido dalla pioggerellina di ieri sono rimasti i segni del brusco tentativo di stop. Purtroppo D'Amico non è riuscito ad evitare l'impatto con la ragazza che si trovava praticamente al centro della carreggiata. Silvia sarebbe stata caricata sul cofano della vettura. E' poi caduta pesantemente sull'asfalto ad una distanza di una trentina di metri. Le sue condizioni sono subito apparse gravissime. E' stato un medico di passaggio a prestarle i primi soccorsi in attesa dell'arrivo dell'ambulanza del 118.
Silvia Burlinetto è stata trasferita d'urgenza al pronto soccorso. I medici non hanno perso un istante. La ragazzina è stata condotta in sala operatoria dove è stata sottoposta ad un lungo intervento chirurgico alla testa. I medici non sono però riusciti a confezionare il miracolo a causa di gravi lesioni interne. Il cuore di Silvia ha cessato di battere nel tardo pomeriggio. La ricostruzione della dinamica del sinistro è ora affidata alla polizia municipale di Cadoneghe .
Luca Ingegneri

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16 settembre 2003 "IL GAZZETTINO"

Sulla statale del Santo
Ritrovati camion e 70 mila € di bottino
Furto sventato dall'Arma di Padova

Il colpo grosso, questa volta, lo hanno fatto i carabinieri della compagnia di Padova. Ieri mattina gli uomini del radiomobile sono infatti riusciti ad individuare un camion, un Fiat Iveco bianco-azzurro, rubato la notte precedente a Bassano. Non appena i militari hanno aperto il cassone del mezzo pesante, ecco saltar fuori la sorpresa. All'interno, stipati senza lasciare un buco di spazio, cinque motorini, alcune biciclette, dei motori per impianti di condizionamento dell'aria e, soprattutto, un'enorme quantità di capi di vestiario ancora imballati. Ad occhio e croce, secondo le prime stime, merce di provenienza furtiva per un valore approssimativo superiore ai settantamila euro. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori i ladri, dopo essersi impossessati del camion, avevano fatto tappa a Cittadella, dove avevano iniziato una sorta di "trasloco forzoso" di merce da un'azienda oggetto delle loro attenzioni. È stata proprio una denuncia fatta ieri nell'Alta Padovana a permettere la restituzione di parte del bottino ai legittimi proprietari. Le indagini per individuare i responsabili sono in pieno svolgimento.

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9 settembre 2003 "IL GAZZETTINO"

Casalinga si lancia dal terzo piano

Si è lanciata nel vuoto, dal balcone di casa, al terzo piano di un condominio. È accaduto l'altra mattina, verso le nove, a Cadoneghe , in via Franco. La vittima è una cinquantacinquenne casalinga, da tempo sofferente di crisi depressive. Dietro ogni suicidio c'è una richiesta di aiuto rimasta inascoltata. Questo dicono gli psichiatri. Ma è una spiegazione riassuntiva, che non ricomprende l'ampio ventaglio delle possibili, improvvise e sovente ingovernabili motivazioni. Agosto è stato un mese nero per i suicidi. Sul posto sono intervenuti i carabinieri. La salma è stata trasportata all'obitorio a disposizione dell'autorità giudiziaria cui compete il nulla osta per la sepoltura.

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7 settembre 2003 "IL GAZZETTINO"

Area ex Grosoli abbandonata a degrado, topi e rifiuti

Peggiora di giorno in giorno lo stato di degrado in cui versa la cosiddetta area ex Grosoli. Sulla Castagnara, praticamente nel centro di Meianiga, la struttura e l'area esterna costituiscono un problema sempre più grave soprattutto per i residenti.
A questo giornale sono giunte lettere di protesta, alcune delle quali contenevano anche delle fotografie, a testimonianza del degrado. Ne pubblichiamo un paio. L'area è divenuta da tempo rifugio di cittadini extracomunitari, che hanno fatto della struttura abbandonata la loro dimora, in condizioni igieniche totalmente precarie. Una sorta di dormitorio, dato che di giorno gli "abitanti" dell'ex Grosoli escono per andare al lavoro. Ma di notte la struttura è stata più volte in passato teatro di risse.
L'area inoltre è divenuta una specie di discarica abusiva, con rifiuti di ogni genere che si accumulano all'interno e all'esterno della struttura. Come dimostrano le fotografie, abbandonate fra le sterpaglie si trovano bottiglie di plastica, sacchetti, perfino sedie e bombole del gas. Fra le immondizie circolerebbero inoltre indisturbati ratti e zecche.

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6 settembre 2003 "IL GAZZETTINO"

"Colpo" da 19 mila euro ieri mattina all'agenzia della Banca Popolare di Vicenza che si affaccia sulla Statale del Santo
Una cliente presa in ostaggio dai rapinatori
Due malviventi parzialmente travisati puntano il taglierino al collo di una donna e costringono il cassiere a consegnare il denaro

Un istituto di credito che si affaccia proprio sulla Statale del Santo, al civico 17. Un obiettivo facile, con una rapida via di fuga. A subìre la oramai classica "rapina del venerdì" è toccato all'agenzia della Banca Popolare di Vicenza, assaltata ieri mattina da due malviventi armati di taglierino. Un terzo complice li attendeva al volante di un'auto rubata. Il bottino è di 19 mila euro in banconote di vario taglio.
Mancavano cinque minuti alle undici quando i malviventi, cappellino e foulard, sono entrati in azione. All'interno della banca si trovavano una cliente di quarantadue anni, che risiede in paese, e sei impiegati. Sempre il medesimo copione. A superare la "busssola" per primo è stato un giovanotto alto, dalla corporatura esile, capelli lunghi, lisci, occhiali da vista con la montatura rettangolare. Appena dentro ha estratto dalla tasca un taglierino e ha afferrato la donna che stava ultimando le operazioni di sportello puntandole la sottile e tagliente lametta al collo. Quindi è entrato il complice, molto più basso, giacca casual chiara. È lui che ha arraffato il denaro. Poche frasi secche, pronunciate con accento veneto. Pochi secondi per arraffare il denaro, quindi la fuga. I due rapinatori sono balzati a bordo di una Lancia Delta dell'ultima generazione, di colore grigio metallizzato, rubata un paio d'ore prima in città. La macchina sarà ritrovata poco dopo abbandonata a breve distanza dall'istituto di credito. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Vigodarzere. Gli investigatori hanno raccolto le testimonianze e acquisito il filmato registrato dalle telecamere a circuito chiuso.

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2 settembre 2003 "IL GAZZETTINO"

Gli episodi sono successi nelle notti di giovedì e venerdì. Polemica con la maggioranza
Minacce di morte al Polo delle Libertà
Volantini intimidatori e offensivi sono stati affissi sulla porta della sede. «Nessun commento»

«E' un altro esempio di stupidità politica». Stefano Venturato, coordinatore di Forza Italia, commenta l'ennesimo atto intimidatorio verificatosi nella notte di venerdì scorso inequivocabilmente indirizzato agli esponenti del gruppo politico della Casa delle Libertà. Un volantino con disegnata una svastica trafitta da un pugnale e la dicitura in inglese "il miglior fascista è quello morto" è stato trovato affisso alla porta d'ingresso della coalizione politica, sita in via Zanon, nel pomeriggio di sabato. «Molto probabilmente è stato messo nella notte di venerdì - dichiara il responsabile del partito forzista - ma già il giorno prima si erano verificati altri episodi vandalici. L'esterno della nostra sede, infatti, è stato tappezzato da volantini di FI raffiguranti il leader Berlusconi e imbrattati con scritte denigratorie e offensive. Se in questo caso ci siamo limitati a staccarli, per l'episodio di venerdì notte ho sporto denuncia ai Carabinieri di Vigodarzere, i quali hanno trasferito il fascicolo ad autorità superiori competenti». Nell'arco di circa un anno vari sono stati gli atti preoccupanti indirizzati alla Casa delle Libertà: dal lancio di un estintore nel giardino di un esponente del gruppo con tanto di minacce, alla rottura dell'insegna luminosa del partito. «Sono azioni che probabilmente sono state istigate dalla lettura di alcuni articoli, tra l'altro non firmati, pubblicati sul periodico dei Ds (Pci), e che ci definiscono come giovani estremisti senza un programma politico - prosegue il forzista Venturato in sintonia con Gianni Fugolo di An - Noi non siamo per lo scontro fisico, ma per una costruttiva dialettica politica. Se in questa legislatura la maggioranza, che oltre tutto governa da vent'anni, non ha fatto nulla se non trascinarsi gli ormai annosi problemi, è nostro dovere sollevare critiche sul loro operato amministrativo. Le verità manipolate riportate nel loro periodico confondono e offendono quei cittadini che hanno espresso il loro voto in piena libertà. Se insultare e ridicolizzare l'avversario rientra nel loro programma significa solo che non hanno argomentazioni valide che portino ad una crescita di qualità del territorio, cosa che invece per noi rappresenta l'elemento prioritario».
Emanuela Stefani

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