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RASSEGNA STAMPA –AGOSTO 2003

"IL MATTINO DI PADOVA"



31 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

Settantenne travolta mentre attraversa via Gramsci

Una donna di 70 anni, M.B. residente a Cadoneghe, è stata travolta in prossimità delle strisce pedonali in via Gramsci a Cadoneghe vicino alla Farmacia. E’ stata investita da una Fiat Brava condotta da F.B, una donna di Vigonza. La settantenne è stata trasportata in Pronto Soccorso dove le hanno riscontrato traumi alla spalla, ad un braccio e al fianco. Ancora al vaglio la dinamica dell’investimento accaduto verso le 11 di ieri mattina. Da stabilire infatti se la settantenne fosse o meno sulle strisce pedonali e la velocità dell’automobile al momento dell’impatto. La donna è stata soccorsa prima dai passanti e poi dal personale del Suem chiamato ad intervenire. M.B. è stata ricoverata in ospedale e tenuta sotto osservazione dai medici. Sul posto sono intervenuti i vigili urbani di Cadoneghe per i rilievi e per raccogliere le testimonianze di chi era in via Gramsci al momento dell’investimento.

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30 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

Cadoneghe, taglierino puntato alla gola di una cliente 15 mila euro il bottino da dividere in due, forse in tre
Quarta rapina all’Antonveneta

Ennesima rapina alla filiale della Banca Antoniana Popolare Veneta. Quindicimila gli euro che hanno preso il volo scomparendo insieme ai due malviventi, che armati di taglierino hanno intimato ai dipendenti di svuotare le casse. Erano circa le 10.30 di ieri mattina quando un uomo è entrato attraverso le bussole all’interno della banca in via Dante Alighieri. Il suo aspetto assolutamente normale non aveva insospettito gli impiegati, che lo hanno lasciato passare. Invece, una volta entrato, ha estratto il taglierino e, puntatolo alla gola di una giovane cliente, ha obbligato gli impiegati ad aprire la porta al complice e a consegnare i soldi. Svuotate le casse i due sono usciti, liberando la cliente tenuta in ostaggio e sparendo a bordo di un’auto, forse una Fiat Punto di colore chiaro. I due uomini, entrambi sulla quarantina, parlavano con un accento locale. I volti travisati con occhiali, cappelli e fazzoletti ne hanno reso difficile una descrizione ai carabinieri di Vigodarzere intervenuti sul posto. Non è ben chiaro se ci fosse un terzo complice ad attenderli all’interno dell’auto. Comunque, essendosi camuffati poco prima dell’irruzione, hanno lasciato impresso il loro volto sui filmati registrati dalle telecamere di sicurezza poste sopra la porta della banca. La Banca Antoniana Popolare non è nuova alle rapine. Una decina complessivamente le rapine subite nel corso degli anni, mentre da gennaio ad oggi questo è il quarto tentativo che i malviventi cercano di mettere a segno. Nelle tre precedenti occasioni gli impiegati erano riusciti a sventare il colpo accorgendosi di movimenti sospetti all’ingresso ed impedendo ai rapinatori di entrare. Questa volta invece la buona fede è stata mal riposta. «Spesso ci accorgiamo dell’esitare delle persone fuori dalle bussole - commenta il vicedirettore Michele Cristin - e ne impediamo l’entrata bloccando le porte. Cerchiamo di essere cauti e di aprire soltanto alle persone che conosciamo. Ma al comparire di un volto nuovo non possiamo scartare a priori l’ipotesi che si tratti di un potenziale cliente. Dobbiamo fidarci e a volte ne paghiamo le conseguenze». La posizione dislocata della banca, favorevole ai clienti perché collocata all’interno del quartiere, è però allettante anche per i malviventi e ne fa uno dei loro bersagli preferiti.
Cristina Salvato

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29 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

Una giovane borseggiata mentre carica la spesa nel bagagliaio dell’auto

Stava tranquillamento caricando il bagagliaio della macchina con i sacchetti della spesa. All’improvviso alle sue spalle è comparso un uomo che le ha sfilato la borsa attaccata al carrello ed è scappato. Furto con destrezza ieri mattina nel parcheggio antistante il supermercato Coop in via del Santo a Cadoneghe. Sono circa le 9,35 quando F.F. una donna di 27 anni residente a Cadoneghe esce dal supermercato. Il carrello è pieno di sacchetti di plastica che contengono tutto ciò che ha comprato. La borsa di pelle, nella quale ci sono i documenti, il portafoglio con circa 80 euro e i documenti, è appesa al gancio proprio sotto il manico che serve per spingere il carrello. Nulla fa presagire cosa sta succedendo. F.F. si avvicina alla propria auto. Apre il portellone posteriore e comincia a caricare i sacchetti della spesa. Gesti quasi automatici compiuti con calma. Ma all’improvviso, da dietro, spunta un uomo sui 35-40 anni, con i capelli brizzolati, che allunga il braccio, afferta la borsa, la toglie dal gancio e scappa. La giovane urla, chiede aiuto nella speranza che accorra qualcuno, ma nel frattempo il ladro sale su una macchina grigia non ben identificata e fugge dal parcheggio. Nella concitazione la venticinquenne non riesce nemmeno a ricordare il modello. Sull’episodio indagano i carabinieri della stazione di Vigodarzere.

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28 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

«Critiche inopportune, un po’ di pazienza non guasta»
Il parco di Mejaniga è vivo

Buongiorno, scrivo per esternare il mio punto di vista su Mejaniga a quel signore che ha scritto al mattino in data 20 agosto. Da soli due anni e mezzo vivo la realtà di Mejaniga, per 28 ho vissuto a Ponte di Brenta. Una cosa che sempre mi ha infastidita a Mejaniga e che tuttora mi fa davvero arrabbiare è la continua critica negativa che alcuni cittadini di questo paese vogliono fare all’amministrazione. Passo almeno due ore al giorno a spasso per il paese con il mio cane e conosco alla perfezione tutte le aree verdi di cui il misterioso signore parla... Al di là del fatto che non ho mai visto prima nella provincia di Padova delle piste ciclabili così ben delimitate come quelle di Cadoneghe, così ben manutenute, così sicure anche per i bimbi. Non ho mai visto piste così lunghe da poter collegare due frazioni (Mejaniga e Cadoneghe - S. Andrea), né ho mai visto piste che consentissero a bambini di elementari e medie di tornare a casa senza quasi percorrere la strada utilizzata dalle auto. Al di là di questo, dicevo, vorrei ricordare al signore che le lottizzazioni nell’area Conche-Colombo-Morante sono lottizzazioni Peep e meglio ancora Ater, fatte dal Comune e assegnate a persone che hanno bisogno di un tetto e non hanno né molti soldi per acquistarlo, né molto spesso una situazione familiare facile.
Ricordo pertanto che questa lottizzazione, ammesso e non concesso che abbia ridimensionato le aree verdi destinate a parco pubblico, è e sarà un valido aiuto per molte famiglie. Ricordo ancora al signore che per costruire tre condomini di discrete dimensioni, una casa a schiera e una quadrifamiliare con tutti gli annessi del caso, la tempistica di due anni e mezzo è più che accettabile (o voleva che il Comune facesse delle case di cartone?). Il motivo per cui il verde circostante, il Parco degli Aceri, sia oggi pieno di arbusti è dovuto al fatto che è stato spianato non più tardi di due mesi fa, cioè esattamente quando sono stati terminati i condomini (forse il signore voleva fare il parco prima che i camion pieni di mattoni finissero di passarci sopra?) e che per piantare alberi e seminare erba si deve aspettare la giusta stagione (com’è che il Signore non ci ha pensato?). Faccio notare infatti che i passaggi pedonali sono completamente accessibili e ben fatti (altro che chiusi da cancelli privati!) e che l’illuminazione notturna è stata sistemata da tre settimane! Insomma mi chiedo perché questa persona si lamenti tanto, i lavori hanno un inizio, un decorso ed una fine, non si può aver tutto in un solo momento. Il Parco degli Aceri era in previsione... prima non esisteva, quell’area fino a due anni fa era un cumulo inutilizzabile di terra, oggi sta per diventare un parco vero, un po’ di pazienza non farebbe male! Non capisco tanto astio, tante critiche ad un paese così splendidamente verde!
Provi il misterioso Signore che ha scritto a vivere un po’ di anni a Ponte di Brenta, dove l’unico verde è quello del giardino di casa (per chi ne possiede uno!), dove i giardini pubblici con le giostrine per i bimbi fino ad un mese fa non esistevano. Io e tutti i miei coetanei abbiamo giocato sulla strada da piccini! A Cadoneghe questo non succede grazie anche alla pubblica amministrazione! Per dovere di cronaca io non abito nell’area interessata dalle critiche. Non è che questo Signore sia proprio uno di quelli che tentano di screditare l’attuale amministrazione per poi proporsi lui stesso alle prossime elezioni?
Elisabetta myname@libero.it

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28 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

Gruppo di residenti di Cadoneghe riporta l’attenzione sull’area
Cumuli di sporcizia ed edifici cadenti in cui abitano immigrati
Ex Grosoli, pericolosa «topaia»

«Siamo un gruppo di persone residenti a Cadoneghe e vogliamo documentare, tramite le allegate fotografie, lo stato di degrado ed abbandono in cui versa tutta l’area ex Grosoli». Inizia così la segnalazione inviata a il Mattino. E continua rilevando che il degrado è soprattutto accentuato «nel versante retrostante via Marconi, dove da molti anni trovano rifugio extracomunitari clandestini e non, ai quali l’amministrazione comunale offre asilo, senza preoccuparsi delle condizioni disumane in cui vivono costoro e di quali espedienti adottino per sopravvivere. Oltre a ciò, sia l’interno degli edifici che l’intera area sono saturi di immondizie, rifiuti, sporcizie di ogni genere, bombole di gas (piene?), bottiglie di plastica, ecc.». «Tutti materiali - continua la denuncia dei residenti - che rendono sazi e satolli i numerosissimi topi, felici le zecche e le pulci, ma latitante l’amministrazione comunale, la quale altro non potrà fare se non confermare quanto riportato in questo scritto. Ora, restiamo in attesa di solleciti provvedimenti peraltro tardivi, e restiamo in attesa delle prossime elezioni, naturalmente confidando nel siluramento dell’attuale inefficace quanto incapace amministrazione comunale, complice dell’attuale deprecabile situazione». Una protesta, questa formulata dal gruppo di cittadine, che riporta l’attenzione non solo sulle precarie condizioni ingieniche dell’area ex Grosoli, ma anche sulla spinosa questione della sicurezza del quartiere e sulle soluzioni da adottare.
Il problema legato all’ex Grosoli torna a ripresentarsi ciclicamente nel corso degli anni. Che riguardi i progetti sulla sua destinazione futura o le vicende legate alla sicurezza e al suo degrado, l’ex Grosoli rappresenta comunque una spina nel fianco dell’amministrazione. Ancora ci si ricorda del cadavere di un extracomunitario, ritrovato casualmente nell’ottobre di tre anni fa all’interno dell’area. Area che, è bene ricordare, non è di proprietà pubblica. Ad aggiudicarsi il vasto terreno che ospitava gli impianti di macellazione protagonisti di una tormentata quanto annosa vicenda giudiziaria, è il Gruppo Canella, proprietario della catena di supermercati «Alì». Un affare da 11 miliardi e 520 milioni realizzato nel luglio di due anni fa, che ha permesso ai magnati della grande distribuzione di aggiudicarsi 2500 mq di superficie da destinare ad uso abitativo-commerciale. «Io sono per la demolizione. - dichiara il primo cittadino Adriano Baldin - Nessuno degli edifici attualmente presenti può essere riconvertito ad un nuovo utilizzo. Se nell’area sorgeranno delle attività commerciali, i capannoni e le celle frigorifere del vecchio macello non potranno certo essere riutilizzate». Il sindaco ha già proposto ai proprietari di radere al suolo tutti gli edifici, smantellando alla radice il problema legato a chi ha eletto la Grosoli a casa o a rifugio. Le numerose retate dei carabinieri non sono servite come deterrente a scoraggiare torme di balordi, irregolari, sbandati o senza tetto a trovarvi rifugio. Non è affatto infrequente veder comparire, soprattutto verso l’imbrunire, i nuovi inquilini mentre si aggirano tra gli edifici dismessi. Ad alloggiare negli edifici fatiscenti ci sarebbe anche una famiglia con bambini. Grazie alla sorveglianza delle forze dell’ordine non sussistono problemi di ordine pubblico. Gli stranieri più o meno regolari che vi bivaccano sono per il «vivi e lascia vivere», poco interessati ad attirare su di sé l’attenzione dei cittadini e delle forze dell’ordine. Il problema reale e più urgente riguarda le pessime condizioni igieniche in cui versa l’area, dove i grossi ammassi di rifiuti attirano animali dannosi. Un’ordinanza di demolizione sarebbe forse l’atto più tangibile che Baldin potrebbe fare verso i suoi concittadini, in quanto responsabile della loro salute e della sicurezza igienico-sanitaria. Invece, come soluzione al più ampio problema della sicurezza dell’intero territorio comunale, la strada già imboccata dall’amministrazione è di richiedere una nuova stazione dei carabinieri. In questo senso, è stato presentato un progetto di fattibilità per ristrutturare le vecchie scuole di Bragni e destinarle ad ospitare la nuova caserma. Si attende ora il parere del Comando Provinciale. «Ho presentato il progetto alla fine di luglio - continua Baldin - nella speranza di veder arrivare la risposta prima della pausa estiva. Ora non ci resta che attendere».
Cristina Salvato

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24 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

Premio «Ca’ Domnicu»

L’associazione Pro loco Cadoneghe indice la quinta edizione del Premio nazionale biennale di poesia inedita «Ca’ Domnicu». Possono partecipare autori maggiorenni con una terna di liriche inedite in lingua italiana, mai premiate in altri concorsi, per un totale massimo di 100 versi, in cinque copie tutte riportanti le generalità del concorrente. Giuria: Antonia Arslan, Ivano Cavallaro, Giorgio Segato, Selìm Tietto, Michela Panfini (Pro loco). Nessuna quota di partecipazione. Premi: tre borse di studio di euro 250 ai tre finalisti, ulteriori euro 500 al vincitore assoluto. Scadenza: 15 marzo 2004. Premiazione: 22 maggio. Segreteria: Associazione Pro loco Cadoneghe, Premio di poesia, c.p. 89 - 35010 Cadoneghe. Informazioni: Stefano Geron 049 702132, Lucia Cardin 049 704546. E-mail: cadomnicu@prolococadoneghe.it - Internet: “www.prolococadoneghe.it” o “www.literary.it”

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23 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

Nell’incidente a Campodarsego, Erika (17 anni) si è salvata grazie al casco
Ragazza in scooter travolta da un’auto

Grave incidente l’altra sera in via Olmo a Campodarsego. Una diciassettenne di Cadoneghe, Erika R., a bordo del suo scooter Malaguti Phantom è stata centrata in pieno da una Mercedes 200 condotta da un uomo di 33 anni, R.S., residente a Loreggia. Ad avere la peggio è stata la giovane scooterista che è stata ricoverata in prognosi riservata all’ospedale di Camposampiero per trauma cranico regionale occipitale. Già ieri mattina, comunque, le condizioni della giovane, che abita in via Trilussa 3, erano migliorate: a salvarle la vita sicuramente ha contribuito il casco ben allacciato. Secondo i primi accertamenti pare che Erika R. non abbia rispettato uno stop e abbia tagliato la strada all’autoveicolo non lasciando il tempo al conducente di frenare. L’impatto è avvenuti l’altra sera attorno alle 23,15. Erika R. stava viaggiando in sella al suo ciclomotore in via Caltana, in direzione di via Olmo. La Mercedes, invece, stava viaggiando in via Olmo in direzione Bronzola, proveniendo dalla statale del Santo. All’incrocio fra le due strade l’impatto: la giovane probabilmente non ha visto i segnali di stop o semplicemente ingannata dal buio non ha nemmeno notato che via Caltana si immette in via Olmo. Per questo motivo ha proseguito. Ma in quel momento è arrivata l’auto che l’ha colpita in pieno scaraventandola violentemente sull’asfalto. La giovane è stata immediatamente trasportata all’ospedale di Camposampiero.

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20 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

Una strega per darsi all’arte ecco il progetto di Maga Camaja

Una streghetta che si dondola sulla luna reggendo al posto di una bacchetta magica un pennello. Questo l’emblema dell’associazione culturale Maga Camaja. Nata per volontà di nove associati, ha sede a Cadoneghe, in via Bordin 38. Molte le attività di cui si occupa, data l’eterogeneità delle esperienze da cui provengono i soci, esperti di teatro di figura e di lettura animata, musicisti, illustratori. Tra loro anche Stefano Pietrocarlo, attuale direttore della banda musicale di Cadoneghe. Maga Camaja, in collaborazione con altre associazioni culturali nazionali ed internazionali, si sta strutturando come agenzia educativa a carattere territoriale. Organizza pertanto laboratori grafici e pittorici con i bambini delle scuole, teatro di figura e spettacoli di burattini nelle piazze, laboratori musicali, corsi di formazione per insegnanti ed educatori. Allestisce anche laboratori e spettacoli in alcuni reparti pediatrici e psichiatrici. L’associazione collabora attivamente con la direzione didattica di Cadoneghe con progetti di teatro, musica e lettura animata. Sempre qui, gestisce nelle scuole elementari i pomeriggi del tempo prolungato non coperti dagli insegnanti. Tra i progetti futuri c’è, come l’anno scorso, in collaborazione con il Comune, l’organizzazione della manifestazione Teatrando, il 20 e 21 settembre prossimi, la più grande rassegna padovana di teatro e figura. Ma chi è la maga che ha dato il nome all’associazione? In realtà è una figura completamente immaginaria e il suo nome è stato ricavato dall’acrostico ottenuto mescolando le iniziali dei nove soci. Trovandolo simpatico hanno pensato di mantenerlo e di farne il proprio nome.
L’associazione si può contattare scrivendo all’indirizzo di posta elettronica magacamaja@libero.it o telefonando allo 049.9202121.
Cristina Salvato

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20 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

Love Emergency: una coppia accoglie bimbi in difficoltà
DENTRO LE ASSOCIAZIONI

Hanno fatto della loro casa e della loro famiglia la casa quella di tanti ragazzi in situazioni di disagio. Andrea Napoletano e Angela Tregnaghi, operatore socio-sanitario lui e tecnico dei servizi sociali lei, una lunga gavetta nelle associazioni che si occupano di accoglienza di bambini vittime di tratta o di ex ragazze di strada, hanno deciso di dar vita ad un progetto in proprio. E’ nata così Love Emergency, un’associazione che ha sede a Cadoneghe, al civico 3 di via Magellano. Nata alla fine del 2001, si occupa di affido familiare diurno o completo, di integrazione sociale e tutela dei diritti dei minori in stato di disagio, segnalati dai servizi sociali dei Comuni, dai Tribunali dei minori o dai cittadini. L’associazione sostiene anche le famiglie economicamente e socialmente svantaggiate accudendone i figli, aiutandoli nelle attività scolastiche pomeridiane e istituendo un servizio di baby-sitting. Per poter svolgere nel migliore dei modi tutte queste attività ha bisogno di una vasta gamma di operatori, in particolar modo psicologi, avvocati, notai, addetti all’assistenza, educatori e animatori, che ogni giorno a turno fanno visita ai ragazzi. Ma necessitano anche di qualsiasi volontario che abbia il desiderio di aiutare i bambini in difficoltà. Attualmente risiedono nella casa due ragazze rumene e un bambino originario della Costa d’Avorio, mentre sei ragazzini frequentano la Love Emergency Home in affido diurno. Nella casa di seconda accoglienza, chiamato Appartamento Aquilone, a poche decine di metri dalla villetta, insieme all’operatrice, risiede una ragazza diciottenne che l’associazione accompagna per gradi nell’inserimento indipendente all’interno del mondo lavorativo e sociale. Le difficoltà nel gestire una comunità di tipo familiare sono molte, soprattutto economiche. «Gli enti pubblici pagano sempre in ritardo - commentano Andrea e Angela - e dobbiamo barcamenarci per mettere insieme pranzo e cena». In attesa di comprare un veicolo nuovo, quando devono spostarsi tutti insieme utilizzano un pulmino messo loro a disposizione dai Cavalieri di Malta. Ma la necessità primaria è trovare una persona volontaria che in cambio di vitto e alloggio stia con i ragazzi quando Andrea e Angela devono assentarsi da casa. «Sarebbe preferibile una signora di 50 o 60 anni, libera da impegni, che rivesta il ruolo della nonna all’interno della comunità. Se non troveremo nessuno, opteremo per una studentessa universitaria».
Per contattare l’associazione Love Emergency telefonare al numero 049.701954.
Cristina Salvato

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19 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

Club Papa Luciani Cadoneghe on line
VOLONTARIATO & ASSOCIAZIONI

Una vacanza può cambiare la vita e trasformarsi in un progetto internazionale. Ecco come nasce l’associazione Amici di Papa Luciani, il cui curatore, Massimiliano Piovesan, è stato, «folgorato sulla via di Agordo», paese che ha dato i natali al pontefice. Da allora non ha più saputo staccarsi dalla figura di Albino Luciani, che, col nome di Giovanni Paolo I, fu papa per soli 33 giorni nel 1978. E ha pensato di condividere questa sua esperienza con altre persone. Da qui l’idea di realizzare un sito internet. «Pensavo di fare un buco nell’acqua - racconta Piovesan - ed invece quasi diecimila contatti in tre anni e numerose visite da parte di devoti in tutto il mondo, soprattutto dal Sud America, ma anche dal Giappone. Il sito ha una versione italiana, inglese e spagnola, cui prossimamente si aggiungeranno quella in lingua francese e tedesca». Il fans club conta trecento iscritti, tra cui nomi illustri come Giulio Andreotti e lo scrittore Stefano Zecchi. Piovesan, classe ’74, sposato e padre di una bambina, risiede a Cadoneghe e lavora presso un’azienda che produce macchine per falegnamerie. Tutto il tempo libero lo passa dedicandosi all’associazione. «Rispondo alle numerose email e lettere che ricevo ogni giorno, invio foto, libri e santini, scambio opinioni e dò parole di conforto: ho scoperto che c’è molta solitudine e spesso la gente non sa con chi parlare».
Ultimamente gli sforzi sono impiegati per organizzare il primo raduno degli iscritti al club presso il Centro di Spiritualità Papa Luciani il prossimo 26 agosto. In settembre invece sarà organizzato un pellegrinaggio alla tomba del pontefice nel 250 anniversario della sua morte. Ma il club ha anche uno scopo benefico. La nipote del papa, Pia, sostiene un progetto ideato da un sacerdote nigeriano per lo sviluppo umano ed economico del suo paese, mediante una serie di attività, tra le quali un grande allevamento di pesce con annessa una scuola di agricoltura. Per informazioni sul progetto o sulle attività del club scrivere ad amicipapaluciani€libero.it o visitare il sito http://utenti.lycos.it/papalucianifansclub/. «La soddisfazione di riuscire a mio modo - conclude Piovesan - a raccontare qualcosa su di lui, non mi ha fatto mai demordere, nemmeno quando, e la cosa continua, venivo duramente criticato per il fatto di aver intitolato un fans club ad un papa».
Cristina Salvato

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15 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

«Piove, sempre sott’acqua»

«Abitiamo qui da quarant’anni e abbiamo avuto la casa invasa dall’acqua per almeno 50 volte: praticamente più di una volta all’anno». E’ questa la denuncia di Mario Scattoli, che abita in via Trieste a Cadoneghe. Ogni temporale gli abitanti della via subiscono allagamenti perchè l’acqua piovana non defluisce correttamente. «Con il temporale di ieri ho avuto 15 centimentri di acqua in casa - denuncia Renato Barbieri, che abita in via Marconi -. Ma a volte siamo arrivati anche a 50. E ogni volta sono mobili e tappeti da riparare o da buttare».Nonostante le proteste e gli interventi dei tecnici la situazione non è stata ancora risolta. «Continuiamo a vivere in questa situazione - conclude Barbieri -. Finora nessuno si è mosso».
C.Ma

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13 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

Le roulottes a ripetizione

La presenza di nomadi a Cadoneghe è una costante nel tempo e negli anni scorsi aveva anche destato qualche clamore. In Comune erano fioccate lettere e delegazioni a protestare contro lo stazionamento dei nomadi nei parcheggi pubblici. Come soluzione erano stati sbarrati tutti i posteggi per evitare che vi entrassero le roulotte. Ma ad aprile dello scorso anno furono i residenti di via Codotto e Maronese a tornare alla carica. Da un anno e mezzo convivevano con lo stazionamento di nomadi nel parcheggio antistante lo stadio. Erano esasperati dal continuo schiamazzo, dalla richiesta di acqua, ma soprattutto dalla sporcizia lasciata nel piazzale e nel parco pubblico, con immondizie e bisogni fisiologici abbandonati all’aperto e ormai maleodoranti. Per legge la sosta nei parcheggi non può durare per più di 48 ore per cui i nomadi, che ben lo sanno, escogitano lo lostratagemma di sostare a turno tra il parcheggio e l’argine del Brenta, tornando poi con scadenza settimanale. Ad attirarli a Cadoneghe è soprattutto il mercato settimanale che si svolge il sabato mattina a Castagnara. Si vedono spesso gironzolare tra le bancarelle, chiedere l’elemosina o tentare di avvicinare le persone per leggere loro la mano. Non è infrequente, però, che trovando una finestra aperta vi si intrufolino per raggranellare qualche prezioso o del contante. La tecnica è sempre la stessa, si muovono in coppia, solitamente donne e ragazzini, e mentre uno fa il «palo» l’altro a colpi di cacciavite forza le finestre. Al mercato, nel tentativo di scoraggiare qualche borseggio si vedono girare i vigili urbani, manca però la stazione mobile dei carabinieri.
Cristina Salvato

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13 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

Le formelle rubate sono state restituite da un giovane che le aveva acquistate da una famiglia di nomadi
La via crucis è tornata a Mejaniga
IL PROBLEMA SICUREZZA

Sono tornate al loro posto le quattordici stazioni della via crucis rubate dalla chiesa di Mejaniga sabato scorso. A ritrovarle in maniera del tutto fortuita è stato Filippo Beggiato, un giovane che abita nel quartiere San Carlo a Padova. Il furto della via crucis risale alla mattinata di sabato, ma ad accorgersi della loro sparizione era stato il parroco soltanto nelle prime ore del pomeriggio, alla riapertura della chiesa. Grazie all’intervento di Beggiato le formine rubate sono rimaste lontane dalla loro sede soltanto un paio di giorni. «Domenica mattina verso le dieci - racconta il giovane - mi ero recato a Castagnara a comprare un’anguria nel banchetto che solitamente si posiziona nei pressi dell’argine del Muson. A pochi metri di distanza una famiglia di nomadi, accanto alla loro vecchia roulotte, aveva allestito un banchetto di oggetti di artigianato e antiquariato. Mi sono avvicinato e subito ho notato le formine per la via crucis. Sono molto credente e, sebbene mi fossi accorto che non avevano un grande valore economico, ho deciso di acquistarle lo stesso per il loro significato religioso. Per trenta euro mi sono portato a casa la collezione completa». Ma la sorpresa, per Filippo Beggiato, è arrivata ieri, quando da Il Mattino, ha appreso del furto avvenuto nella chiesa di Mejaniga e dei sospetti che il parroco, don Odilio Longhin, nutriva nei confronti dei nomadi. «Non immaginavo certo - continua Beggiato - che la provenienza della via crucis fosse furtiva. Anzi, vedendo sulla bancarella oggetti di culto, avevo pensato che l’uomo addetto alla vendita fosse una persona devota. Ricordo di aver notato anche un calice accanto ad anfore, alle bambole di porcellana e ai draghi cinesi». Il giovane, quindi, ha subito preso contatti con il parroco di Mejaniga per restituirgli il maltolto. «Ringrazio di cuore questo ragazzo. - commenta don Odilio - Non pensavo di tornare in possesso della via crucis. Certo non aveva pregio artistico, ma più un valore simbolico. Era un dono delle suore che gestiscono l’asilo parrocchiale, da appendere in chiesa fino al completo restauro di quella originale». Un vero colpo di fortuna o, in questo caso, di magia, dal momento che Beggiato, in attesa di un’occupazione stabile, si diletta ad organizzare spettacoli come prestigiatore.
Cristina Salvato

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12 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

FURTI SACRILEGHI
Rubata «via crucis» a Mejaniga
Furto inspiegabile di formelle prive di valore Torna ad affacciarsi l’ipotesi dei riti satanici

Furto sacrilego nella chiesa di Mejaniga. Sabato scorso sono state rubate le quattordici stazioni della via crucis appese alle pareti della chiesa. Ad accorgersi della sparizione delle tavolette è stato il parroco, don Odilio Longhin, soltanto nel pomeriggio, al momento di riaprire la chiesa ai fedeli. «Fortunatamente non si tratta di pezzi di pregio» specifica don Odilio.
«Le stazioni rubate erano di plastica, - continua il parroco - piccole quanto una mattonella, ed erano state appese in attesa di completare il restauro delle formelle in gesso risalenti alla seconda guerra mondiale, che solitamente ornano la chiesa parrocchiale». Sabato era giorno di mercato e il via vai di gente è solitamente notevole nelle ore della mattina. Facile per chiunque intrufolarsi e commettere in furto indisturbato. «Spesso capita - continua don Odilio - che spariscano degli oggetti dalla chiesa o dalla canonica. Si tratta solitamente di nomadi che dopo avermi sottratto il pezzo me lo rivendono. Acconsento sempre a ricomprarmi le suppellettili come pretesto per dar loro un po’ di soldi. Ma sta di fatto che con questo sistema finisco col ricomprarmi lo stesso centrotavola anche due o tre volte». Per ora, comunque, nessuno ha contattato don Odilio. Che si tratti di uno dei non rari casi di sottrazione di oggetti sacri non di pregio (avvenuti in varie chiese o cimiteri della provincia) a scopo di ritualità settarie? Quello di sabato non è il primo furto commesso nella chiesa di Mejaniga. Se non si contano le numerose volte in cui le cassette delle offerte vengono scassinate e depredate, la chiesa, sette anni or sono, perse un pezzo di pregio. Si trattava di un crocefisso ligneo risalente all’800, che non fu mai ritrovato.
Cristina Salvato

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12 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

Banda interetnica all’origine del rapimento di minorenne

Una nuova geografia di alleanze tra gruppi etnici per il controllo del mercato della droga e di quant’altri traffici illeciti. Ovvero, una banda di tunisini e albanesi che «lavora» nel territorio di Padova con l’appoggio di malavitosi del sud Italia e che si scontra con altri gruppi di connazionali (nel caso dei tunisini). E’ ciò che emerge dalla vicenda del rapimento, a scopo di estorsione, del diciassettenne tusinino da parte di due albanesi, uno minorenne che è stato arrestato, l’altro che è riuscito a fuggire. Sparando, nella fuga, dei colpi di arma da fuoco contro i carabinieri che lo stavano inseguendo. L’episodio, successo sabato mattina a Cadoneghe, in via Ca’ Ponte, è ancora tutto da chiarire: i carabinieri stanno indagando ma venire a capo della faccenda non pare impresa facile. Le indagini riguardano il sequestro, durato due giorni che il ragazzo ha subito restando legato ad una sedia dentro un capannone abbandonato. Il rapimento era avvenuto giovedì sera in un bar di Vigodarzere senza che alcuno dei presenti battesse ciglio davanti ad una persona portata via con la forza ma soprattutto riguardano sulle nuove alleanze interetniche tra bande. Ovvero, un gruppo di tunisini che «lavora» con gli albanesi contando però anche sull’appoggio della malavita italiana, come lascia supporre l’auto con la quale i due albanesi erano arrivati al capannone dove era prigioniero il tunisino: una macchina intestata ad un grosso pregiudicato del sud Italia.

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10 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

Vittima di una guerra fra bande è stato liberato dopo una sparatoria
Ragazzo sequestrato per due giorni

Sequestrato da due giorni e legato ad una sedia, all’interno di una costruzione abbandonata nelle campagne di Cadoneghe. L.H., un tunisino di diciassette anni, è stato liberato ieri mattina dai carabinieri di Vigodarzere coadiuvati dai colleghi del Norm di Padova. Erano le 7,30 quando i militari hanno fatto irruzione nella costruzione abbandonata, circondata da campi di mais, lungo via Ca’ Ponte, all’altezza dello svincolo per Bragni della nuova Statale del Santo. Da un’auto parcheggiata di fronte all’edificio, un’Alfa 164 risultata intestata ad un pregiudicato, erano scesi due albanesi. I due stavano portando delle merendine per sfamare il ragazzo tunisino. Alla vista dei militari uno dei rapitori è riuscito a far perdere le sue tracce, scappando attraverso i campi di mais e coprendosi la fuga con dei colpi di pistola esplosi all’indirizzo dei carabinieri, che hanno risposto al fuoco sparando alcuni colpi in aria. E’ finito invece in manette un altro albanese, I. K., diciassettenne come la vittima del rapimento. Al loro ingresso nel casolare i carabinieri hanno trovato il giovane tunisino, imbavagliato con uno straccio e legato mani e piedi ad una sedia. Era lì da giovedì sera, quando è stato prelevato da un bar di Vigodarzere con la forza, come hanno raccontato poi alcuni testimoni. Al momento del rapimento nessuno ha però pensato di segnalare l’accaduto alle forze dell’ordine. Quando il ragazzo è stato liberato, anche se provato dall’esperienza, è apparso comunque in buone condizioni di salute. Era sporco e presentava alcune ecchimosi, ma nel complesso stava bene. Ora è stato affidato ad alcuni parenti che vivono a Padova, in attesa che la sua domanda di regolarizzazione venga accolta. Da una prima ricostruzione della vicenda sembra che il rapimento del giovane sia stato organizzato a scopo d’estorsione. Una rivalità tra clan tunisini per spartirsi il mercato della droga in città. Il clan rivale si sarebbe alleato agli albanesi e da qui la decisione di rapire il ragazzo per convincere gli avversari a lasciar loro campo libero nella gestione della lucrosa attività. Mancano ancora prove certe del reale movente del sequestro, per cui il giovane albanese arrestato è momentaneamente accusato soltanto del rapimento. Trattandosi di minorenne, tutto il fascicolo è in mano al pm di Venezia, sede del Tribunale dei Minori. Si cerca ancora l’albanese sfuggito alla cattura. Le sue ricerche sono continuate fino a mezzogiorno. Tutta la zona è stata pattugliata e perlustrata dalle auto dei carabinieri e sorvolata da un elicottero. Nei giorni scorsi gli abitanti della via riferiscono di aver notato movimenti strani, ma non tali da ritenere necessario far intervenire le forze dell’ordine.
Cristina Salvato

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10 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

«Sentivamo l’elicottero»

Tutto pensavano, all’officina Sarti, tranne che di trovarsi in una tranquilla e afosa mattinata d’agosto, al centro di un film d’azione. L’officina di Alessandro Sarti si trova in via Cà Ponte al civico 11/b, proprio all’uscita per Bragni dalla Statale del Santo, al confine con la zona agricola, scenario dell’operazione dei carabinieri, che peraltro hanno usato molta discrezione. «Non ci siamo accorte di nulla. - commentano le impiegate - Abbiamo soltanto sentito che continuava a sorvolarci un elicottero, ma non è poi una cosa così strana. Poi sono entrati due carabinieri per dirci che stavano perlustrando la zona e che quindi dovevano dare un’occhiata. Abbiamo offerto loro un bicchiere d’acqua - concludono le impiegate - perché erano stanchi e accaldati. Hanno ringraziato e se ne sono andati senza aggiungere altro». Le due impiegate e i meccanici hanno continuato a lavorare tranquilli, totalmente ignari dell’importante operazione che stava avvenendo a pochi metri da loro.
Cristina Salvato

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6 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

La passerella è riaperta
Cadoneghe e Torre nuovamente unite

Nuovamente riaperta al pubblico passaggio la passerella di Torre. In un’altalena di aperture e chiusure che si sono succedute per poterla restaurare, quest’ultima dovrebbe essere quella definitiva. La ditta che l’anno scorso si era aggiudicata l’appalto della ristrutturazione aveva lasciato dei lavori incompiuti. Dopo quasi un anno di tira e molla li ha portati a compimento in questi giorni.
Lo strato di gomma sul piano di calpestio è stato sostituito con un tipo più resistente e per il suo fissaggio è stato usato un collante migliore rispetto a quello utilizzato precedentemente. Si eviterà quindi il sollevarsi della gomma in bolle e crepe, che hanno reso pericoloso a pedoni e ciclisti l’attraversamento della passerella in questi mesi.
Riverniciate anche le parti che durante un solo anno di esposizione agli agenti atmosferici erano già state intaccate dalla ruggine. «La verniciatura per la verità lascia un pò a desiderare. - commenta il consigliere leghista Bruno Zandarin - Non sembra, infatti, che sia stata grattata la vernice vecchia sottostante. Riguardo allo strato di gomma ho ricevuto assicurazioni che questa volta è stato usato un collante adeguato». La sicurezza della passerella è un tema che sta particolarmente a cuore al consigliere Zandarin. Più volte, infatti, ha presentato delle interrogazioni in consiglio comunale in merito alla qualità dei lavori eseguiti. «Non ho ancora ricevuto conferme in merito al rilascio da parte della ditta esecutrice del certificato di corretta esecuzione dei lavori e della successiva certificazione di collaudo. A suo tempo avevo invitato l’amministrazione comunale ad avvalersi anche di un collaudo da parte di una ditta esterna, maggiormente obiettiva sull’operato perché non interessata direttamente. Ribadisco ancora la mia proposta». C’è un’altra questione piuttosto importante che preoccupa Zandarin. «Mi fu assicurato che la passerella sarebbe stata ancorata ad un lato dell’argine mentre sarebbe rimasta fluttuante dall’altro lato. Questo accorgimento le permette di dilatarsi in caso di escursioni termiche. Tra il caldo d’estate e il freddo d’inverno può allungarsi o accorciarsi di quasi dieci centimetri. Da un primo sopralluogo sembrerebbe invece essere stata ancorata da entrambe le estremità. Durante il freddo del prossimo inverno si corre pertanto il rischio che, accorciandosi, la struttura si trascini dietro, sgretolandolo, anche un pezzo dell’asfalto cui è inchiodata».
Cristina Salvato

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6 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

E’ morta a 102 anni la «nonnina» Dosolina

Si è spenta ieri nella sua abitazione la “nonnina» di Cadoneghe. Rosa Ranzato, conosciuta come Dosolina, aveva compiuto cent’anni lo scorso 11 febbraio. Da due anni soffriva per le conseguenze di una brutta caduta dalle scale e ad aggravare le sue condizioni è stato il gran caldo. «A dicembre di due anni fa - racconta la nuora Silvana Ceccarello, che si è sempre presa cura di lei - è scesa al buio dalle scale per andare a mangiare. Aveva sempre una gran fame e beveva l’acqua soltanto se era zuccherata. E’ inciampata battendo la testa». Da quel momento è stata costretta a letto, accudita dall’unico figlio Claudio Nalesso e dalla nuora. Da sempre vivevano insieme, dopo la prematura morte del marito Francesco, avvenuta nel 1946. Dedicatasi sempre alla famiglia, aveva accudito i tre nipoti Francesco, Diego e Edi. I funerali saranno celebrati nella chiesa di San Bonaventura domani, alle 9, con partenza dalla casa in via Cà da Mosto, 10.

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6 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

«Condominio avvelenato sulla Statale del Santo»

La qualità della vita è in discussione, dicono Casa delle Libertà, Lega e Cadoneghe Rinnovamento. A far scaldare gli animi dei politici all’opposizione è l’inizio dei lavori di costruzione di un nuovo condominio. Il cantiere è stato recentemente aperto in via Garibaldi, lungo la provinciale Brentana, e sorprendentemente a ridosso della nuova Statale del Santo. «Di fronte a questi fatti non si può stare zitti. - commenta Valda Pavin, consigliere leghista - La qualità della vita è sempre stata un vessillo dell’attuale amministrazione. Che in questo caso resta a guardare». Il nuovo condominio composto da dodici appartamenti si trova a breve distanza della nuova Statale del Santo, in quel tratto sopraelevata in prossimità dello svincolo per Cadoneghe. Gli appartamenti al piano superiore dello stabile arriveranno a livello della strada. Ci saranno pertanto delle famiglie che dovranno convivere con il rumore e i gas di scarico prodotti dalle centinaia di veicoli che quotidianamente percorrono la grande arteria stradale. «Da un lato c’è il diritto del privato a costruire, ma esistono anche dei vincoli per salvaguardare il diritto alla salute». A chi non c’era o non ricorda, gli esponenti dei due schieramenti politici rammentano le manifestazioni di dissenso, una quindicina d’anni fa, da parte degli inquilini residenti nel condominio prospiciente a quello in costruzione. Si ritrovarono con la strada sulla testa, rumorosa e foriera di aria irrespirabile. Nel caso attuale, invece, carta canta. Nel vigente Prg, datato 1989, l’area è da sempre indicata come residenziale, anche se fino a qualche giorno fa l’unica costruzione presente nel vasto appezzamento era un fienile. «Ci sembra che questo nuovo edificio esprima quanto di peggio può accadere pur osservando le leggi, ma dimenticando che al sindaco è affidata anche la responsabilità della salute ambientale. Molto probabilmente sorgerà un comitato che chiederà a gran voce e con qualche lenzuolo al vento condizioni di vita decenti. Il buon senso e leggi da utilizzare in altro modo possono correggere errori così gravi, che avranno un costo da sostenere in termini di qualità della vita».
Cristina Salvato

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2 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

Arresti domiciliari confermati a Duca

Ancora pochi giorni e l’ordinanza del Tribunale di sorveglianza sarebbe scaduta. Nessuno scampo per Antonino Duca: sarebbe stato rispedito immediatamente dietro le sbarre del carcere per scontare la condanna destinata a finire nel lontano 2016. Ma ieri il giudici di Sorveglianza hanno concesso una nuova proroga: ancora un biennio di detenzione domiciliare per Antonino Duca, 63 anni, residente a Mejaniga di Cadoneghe, esponente di spicco della mala del Brenta, alle spalle una serie di condanne definitive a 30 anni di carcere per una sfilza di reati che vanno dall’associazione per delinquere di stampo mafioso al traffico di quantità industriali di droga. Il motivo? Sta male. E le sue condizioni di salute sono incompatibili con la custodia in carcere.
È stato il suo difensore, l’avvocato Diego Bonavina sr., a presentare nel maggio scorso un’istanza di proroga del regime di detenzione domiciliare per ragioni di salute. L’udienza davanti al tribunale di Sorveglianza era stata fissata per settembre e così il legale ha sollecitato un’anticipazione della decisione perché Duca rischiava di rientrare in galera. L’avvocato Bonavina, infatti, aveva depositato una serie di accertamenti firmati dal professor Renzo Zuin, primario della divisione di pneumologia dell’ospedale di Padova, ed una consulenza del medico legale Enrico Cieri che hanno confermato la gravità delle condizioni di Duca, affetto da ipertensione, cardiopatia, arteriosclerosi e broncopneumopatia. Il dottor Cieri, in particolare, ha concluso che «le condizioni cliniche di Antonino Duca non sono assolutamente compatibili con la detenzione carceraria». Richiesta accolta in pieno dai giudici.

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1 agosto 2003 "IL MATTINO DI PADOVA"

Ping pong e calcio balilla

Il patronato di Cadoneghe organizza due tornei sportivi dedicati a ragazzi e ai genitori. Oggi, a partire dalle 16.30, torneo di ping pong per i ragazzini di età compresa tra i 6 e i 12 anni e per quelli dai 13 ai 18. Domani, sempre dalle 16.30, torneo di calcio balilla, cui possono iscriversi anche i genitori. Le squadre saranno organizzate per fasce d’età, papà e mamma potranno giocare nella stessa squadra dei figli. Per entrambi i tornei la quota di iscrizione prevista è di 1,50 euro da versare ai gestori del patronato.
Cristina Salvato

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