Castagnara, salto nel buio
Mancanza di illuminazione
strade sporche e degrado
Trenta residenti hanno inviato una lettera di protesta al sindaco «Ma non abbiamo visto alcun risultato»
Massimo Nardin
CADONEGHE. Rifiuti abbandonati, mancanza d'illuminazione pubblica e pericolo d'incidenti per i pedoni sono le tre principali accuse lanciate quasi un anno fa dagli abitanti e dai commercianti del piazzale Castagnara, l'unica porta d'accesso a Cadoneghe per chi proviene dalla città.
Risale, infatti, allo scorso febbraio la lettera di protesta spedita direttamente al sindaco di Cadoneghe, Adriano Baldin, da parte di una trentina di suoi concittadini indignati per lo stato di cose.
Nell'invito ad intervenire sul degrado ambientale ed edilizio di uno dei tratti più vecchi di Cadoneghe, i firmatari avevano a suo tempo posto in evidenza lo stato di abbandono in cui versa la zona tra il ponte sul Muson dei Sassi e il grattacielo della banca Antoniana. «Rifiuti abbandonati e sporcizia d'ogni genere, oltre a degradare il piazzale danneggiano le nostre attività» rileva il titolare della tabaccheria, seguito a ruota dal macellaio Bruno Gallocchio: «E' mai possibile che nel Terzo Millennio ci si debba ancora lamentare per la mancanza di un'illuminazionbe pubblica decente?». Le uniche due lampade sono appese a fili d'acciaio usurati e la luce non arriva neppure al suolo. C'è addirittura chi ha paura d'attraversare la strada sulle strisce pedonali. «Non è possibile dover sperare nella buona sorte ogni volta che ci si appresta ad attraversare, specialmente adesso che caleranno i primi nebbioni invernali» dice un'anziana. Per chi corre in bicicletta c'è poi il rischio d'inciampare nello scalino che costeggia la strada. «Capita spesso di vedere qualcuno andare e sbattere contro il gradino, completamente invisibile per la mancanza d'illuminazione e di un'adeguata segnaletica catarifrangente» spiega Pierantonio Tonietto, proprietario del negozio di alimentari "Quali". Per lui «è una vergogna che l'amministrazione non abbia mai preso in considerazione i nostri problemi, a 9 mesi da quella raccolta di firme. Abbiamo chiesto a tutti, in Comune, di spostare ad esempio il palo della luce impiantato nel parcheggio davanti al mio negozio. L'assurdo di tutta la faccenda - continua Tonietto - è che ai tempi del progetto del grattacielo qui a fianco, c'era un piano di riqualificazione della Castagnara e della via Manin che passa proprio qui dietro, oggi vero e proprio ritrovo serale per i drogati. Tutte chiacchiere
Era un impero, adesso nessuno vuole neppure i suoi resti
CADONEGHE. Era un impero. Adesso tutto è all'asta. Un'asta, la prima, che è andata deserta forse per l'altissimo prezzo base, 14 miliardi. L'ex Grosoli resta in vendita. La nuova asta è stata già fissata al Palazzo di giustizia di Padova per il 24 aprile del 2001 con un ribasso del 20 per cento, ovvero un prezzo base di 11 miliardi e 500 milioni di lire. Tutta la proprietà, che si trova a Cadoneghe tra via Marconi, via 2 Giugno e via Franco, è ormai nel mirino dei creditori.
Tra questi, istituti di credito come la Banca Nazionale del lavoro. All'asta sono le proprietà sia della Grosoli alimentari srl che della Grosoli spa. Si tratta di terreni, fabbricati con celle frigorifere, saloni con reparti vendita e lavorazione, il macello, vari uffici con autorimesse, fabbricati con spogliatoi, cucina e mense, ancora edifici adibiti a magazzini. E, infine, anche un'abitazione di 577 metri quadrati in via Marconi.
L'area è tutta industriale, ma stretta in una morsa di quartieri residenziali. Difficile che quella superficie, un tempo appetibile per gli operatori economici, possa suscitare interesse in chi intende realizzare qualche attività imprenditoriale. Più facile che sia accaparrata da chi è in grado di fare un ingente investimento immobiliare. Sempreché il Comune si decida a trasformarla in un'area residenziale e commerciale con una variante urbanistica.
Dopo il ritiro dagli affari dei fratelli Adriano e Franco Grosoli a metà degli anni '80, lo stabilimento di via Marconi, da dove negli anni '70 partivano oltre cento tir al giorno che portavano carne in tutta Italia, il colosso - Corezoo - della Regione Veneto dei tempi di Franco Cremonese sarebbe dovuto diventare il centro di lavorazione carni più importante della penisola. Mai in passato un altro progetto politico-economico ha fatto una fine così brutta: l'ex Grosoli è diventato un ricettacolo di sfaccendati e d'immigrati senza casa e nello stesso tempo sembra ancora lontana la vendita dell'area, oggi di proprietà di alcune banche (tra cui l'Antonveneta e la Cassa di Risparmio), dopo che i tre liquidatori, tutti di Verona, Pesci, Golin e Castelletto, hanno già indetto la prima gara. "Il Comune - dice Letterio Turiaco, consigliere Ds - aveva predisposto tanti progetti per rilanciare l'area ex-Grosoli. Ad esempio la giunta precedente aveva ipotizzato, in accordo con Zanonato, che davanti l'area fosse allestito il capolinea del metrotram di Padova. L'amministrazione attuale ha auspicato la rivitalizzazione di tutta l'area, ma il tutto è bloccato dalla vicenda giudiziaria". "E pensare che il sindacato, alla fine degli anni '80, ha fatto di tutto per sollecitare i politici per evitare la fine che l'ex Grosoli ha fatto oggi" commenta Massimo Pantano segretario della Fat Cisl.
Primi provvedimenti dopo il ritrovamento del cadavere
CADONEGHE. Il recente ritrovamento di un corpo senza vita all'interno dell'ex Grosoli a Cadoneghe ha suo malgrado aperto il dibattito sulla questione della sicurezza. L'area è frequentata da numerosi extracomunitari, per la maggior parte irregolari, che ne hanno occupato abusivamente i locali abbandonati. Il sindaco Adriano Baldin non ritiene tuttavia che la zona sia usata per attività illecite quali ad esempio lo spaccio di droga, quanto esclusivamente come dormitorio. "Sono in costante contatto con il comandante dei carabinieri - afferma il sindaco - e non mi ha mai riferito di episodi di criminalità. Questo non significa che io sottovaluti la questione dal momento che sta seguendo attentamente il Progetto Sicurezza del Comune di Padova. Un piano va pensato oggi più che mai in azione congiunta tra Comuni limitrofi, dal momento che la criminalità si sposta di continuo".
La Grosoli è un'area vastissima, e a settembre è stato richiesto un sopralluogo congiunto tra forze dell'ordine e il curatore fallimentare della stessa, avendo ricevuto numerose segnalazioni di presenze sospette nella zona. "Sono proprio le segnalazioni attive dei cittadini che portano a scoprire le zone calde del territorio. Sta poi alle forze dell'ordine intervenire. Cadoneghe dipende attualmente dai carabinieri di Vigodarzere, anche se nel Piano regolatore ha già predisposto un'area in cui trovi sede una nuova stazione". Questo per il futuro; nell'immediato verrà chiesto di murare porte e finestre e per quanto possibile anche i capannoni.
La vastità dell'area, 78000 mq in tutto, crea in ogni modo un problema nella sua gestione. Una soluzione in passato si era cercata. Elio Armano, ex sindaco di Cadoneghe, ricorda come proprio lui stesso propose in Regione una variante al Prg. Si ipotizzava il passaggio da una non meglio definita area ad uso economico ad una zona residenziale e commerciale. Questo, secondo le intenzioni, avrebbe riqualificato non solo il vecchio stabilimento, ma l'intero quartiere. Si sarebbe posto fine, inoltre, all'annoso problema degli odori provenienti dalla macellazione in loco e dallo scarico dei liquami direttamente nella rete fognaria pubblica. La Regione però bocciò la proposta. In tempi più recenti è stata avanzata un'ulteriore proposta. In collaborazione con il Comune di Padova è stata indicata l'ex Grosoli come capolinea del metrotram che unirebbe Cadoneghe a Padova. La creazione di un parcheggio scambiatore e la realizzazione di una zona residenziale e commerciale avrebbe portato al quartiere le strutture di cui ora è carente. Gli accordi presi con l'amministrazione Zanonato, sono caduti con quella attuale della Destro.
«In questa zona degradata può succedere di tutto»
CADONEGHE. La notizia del rinvenimento del cadavere non ha stupito più di tanto gli abitanti del posto. Per loro, il forte degrado in cui versa il quartiere situato a metà fra la Castagnara e Meianiga, «con tutti quegli extracomunitari che girano», non fa altro che accentuare, e allo stesso tempo rendere invisibile, gli eventi malavitosi di matrice straniera. In altri termini, commenta ad esempio Galliano Ometto, quale posto migliore della "giungla" adiacente all'ex Grosoli per un silenzioso regolamento di conti?
«Sono pronto a scommettere - continua Ometto - che il corpo ritrovato è quello di un marocchino. E' chiaro che si tratta di un regolamento di conti fra bande di extracomunitari, visto che a poche decine di metri dal luogo dove è stato ritrovato il cadavere c'è il covo degli extracomunitari di tutta la zona».
Il "covo" di cui parla Ometto è il capannone abbandonato Grosoli, immenso dormitorio e luogo di ritrovo per extracomunitari. Quando gli chiediamo perché pensa che si tratti di un omicidio, il suo «Ma è ovvio!» la dice lunga. Secondo lui «è una vera schifezza che l'amministrazione comunale non faccia niente per risanare una zona altamente trascurata e degradata come questa, invasa da marocchini e gruppi di africani pronti a seminare zizzania senza tregua».
Al "Bar Marconi" della via omonima, situato a un centinaio di metri dalla "giungla", Paolo C., ex carabiniere, è l'unico a stupirsi di quanto tempo sia trascorso prima del ritrovamento. «E' davvero incredibile - dice - che nessuno si sia mai accorto che lì, sotto quell'alberello sia pur nascosto dal muro di cinta, c'era un morto rannicchiato su se stesso. E sì che di gente, lungo quel marciapiede, ne passa parecchia! Almeno la puzza avrebbero dovuto sentirla». Di cadaveri e dell'odore che emanano, l'ex carabiniere ne sa qualcosa. «Forse chi ha camminato sul marciapiede che costeggia quel campo non ha mai fatto caso all'insopportabile tanfo proveniente dal corpo, o forse l'hanno sentito ma hanno pensato a qualche cane morto. Se fossi passato io, ve l'assicuro, l'avrei riconosciuto all'istante».
Una cosa accomuna le opinioni della gente: nessuno avrebbe potuto vedere il corpo da via La Malfa. «E infatti pare siano stati tre cinesini a dare l'allarme, dopo aver scavalcato la barriera di cemento per prendere dei cachi da un albero interno al giardino. Senza di loro il pover'uomo sarebbe ancora là» interviene la titolare del "Bar Marconi", Aurora Meneghesso. Lei non ha mai sentito nessun cliente lamentarsi per la puzza: «Questo è il punto di ritrovo di molti anziani, eppure nessuno ha mai espresso il timore che dietro quel muretto ci fosse un morto». Per Fiorello Carraro, un commerciante di Bragni, «il degrado in cui versa il territorio porta i cittadini a non interessarsi più di nulla e a badare soltanto ai propri problemi. Sentono il cattivo odore? Fa nulla, tirano dritti per il marciapiede. E chi s'è visto, s'è visto». Lo segue a ruota un altro ex carabiniere, Andrea Pignataro, che abbandona il tressette pur di dire la sua. «Abito nella palazzina di fronte al luogo del ritrovamento, al civico 76 di via Marconi, e dalle finestre del mio appartamento non sarei mai riuscito a vedere il punto in cui hanno scoperto il corpo. Bazzico spesso per quella via, ma del classico fetore di carne decomposta nessuna traccia». Per lui l'ipotesi di overdose è poco credibile: «Più facile che sia stato un rapido regolamento di conti fra marocchini».
Scoperto cadavere nell'ex Grosoli
CADONEGHE.Era riverso all'ombra di un grosso albero, mezzo nascosto dalle sterpaglie. Morto da due mesi, forse anche di più, ucciso dagli stenti, dalla droga o ammazzato in un regolamento di conti. Un corpo senza nome, in avanzato stato di decomposizione, quello che è stato trovato ieri mattina nel giardino abbandonato dell'ex Grosoli, in via Marconi di Cadoneghe. Il complesso industriale, lasciato all'incuria da oltre dieci anni, è diventato da tempo il rifugio dei clandestini, che hanno anche messo catene e lucchetti alle porte per vivere più sicuri. L'area è molto grande, è chiusa esternamente da un muro di un paio di metri che ormai cade a pezzi, ed è divisa all'interno da una rete metallica arrugginita. Il cadavere era in fondo al grande complesso, molto vicino alla recinzione che costeggia via Ugo La Malfa, dove un tempo c'era un piccolo spiazzo verde, ora ridotto a boscaglia. Per due mesi nessuno se n'era accorto, nonostante l'odore nauseante che, nelle giornate più calde, arrivava fin sulla strada, spingendo i passanti ad affrettare il passo.
Due italiani e un albanese
CADONEGHE. Si sono picchiati, davanti al bar «Desirée» di Cadoneghe. Colpa dell'alcol, in quanto i tre protagonisti della rissa erano ubriachi fradici. Sono finiti tutti e tre al pronto soccorso, uno aveva anche un taglio profondo alla testa. Protagonisti del violento litigio, avvenuto domenica sera alle 23.30 davanti al bar di via Garibaldi, sono due italiani e un albanese. Il «provocatore», stando alle testimonianze raccolte dai carabinieri del Radiomobile, sarebbe stato l'extracomunitario, un operaio di 27 anni che ha regolare permesso di soggiorno e residenza a Vigonza.
Se la sarebbe presa, per banalissimi motivi, con un ventottenne di Cadoneghe e un trentaseienne di Camposampiero, che aveva incontrato altre volte nello stesso locale. Anche i due italiani erano ubriachi, così la rissa è rapidamente degenerata, tanto che il titolare del locale, per scongiurare il peggio, ha chiamato i carabinieri.
All'arrivo della pattuglia i tre litiganti erano piuttosto malconci, anche perchè a terra c'erano una mazza da baseball e un paio di lunghe chiavi inglesi. I proprietari di questi arnesi, ovviamente, non sono saltati fuori, così è scattata la denuncia per rissa nei confronti di tutti e tre i protagonisti.
Trasloco dal collegio Sacro Cuore
CADONEGHE. La quarantina di ragazze sordomute, studentesse dell'istituto tecnico Antonio Magarotto e dell'istituto professionale Tommaso Pendola, che da due anni sono ospiti, naturalmente a pagamento, del collegio del Sacro Cuore di Cadoneghe, presto torneranno a vivere all'interno del convitto di via Cardinale Callegaro, a Padova.
L'amministrazione provinciale ha già messo a disposizione cento milioni di finanziamento per realizzare, all'interno del convitto padovano, la nuova struttura che permetterà la convivenza, naturalmente con specifici impianti di separazione, con i colleghi di studio maschi. Da sempre le ragazze desideravano di tornare a vivere all'interno del convitto Magarotto. Infatti il collegio Sacro Cuore, pur essendo accogliente ed ospitale, è considerato poco collegato con le scuole che le studentesse frequentano ed alla sera è praticamente isolato. Ma il vero motivo è essenzialmente di natura finanziaria. Di questi tempi l'amministrazione del Magarotto non può più permettersi il lusso di spendere decine di milioni all'anno per tenere le ragazze all'interno del collegio di Cadoneghe.
I lavori di ristrutturazione del convitto in via Cardinale Callegaro inizieranno quanto prima e quindi non è escluso che il rientro delle ragazze da Cadoneghe potrebbe avvenire entro la fine dell'anno scolastico.
Cadoneghe in festa
21 ottobre 2000 "IL MATTINO DI PADOVA"
E' andata deserta la prima asta per l'ex Grosoli, la prossima è stata fissata per aprile
Erano stati chiesti 14 miliardi,
in seconda battuta si scenderà del 20 per cento
Felice Paduano
20 ottobre 2000 "IL MATTINO DI PADOVA"
Ingressi presto murati all'ex Grosoli e maggiore sorveglianza in quartiere
Cristina Salvato
18 ottobre 2000 "IL MATTINO DI PADOVA"
Massimo Nardin
18 ottobre 2000 "IL MATTINO DI PADOVA"
Morte misteriosa, risale a due mesi fa
Il corpo irriconoscibile era sotto un albero
Secondo il medico si tratterebbe di un nordafricano
17 ottobre 2000 "IL MATTINO DI PADOVA"
Rissa furibonda e sprangate davanti al bar «Desirée». In tre al pronto soccorso
13 ottobre 2000 "IL MATTINO DI PADOVA"
f.pad
7 ottobre 2000 "IL MATTINO DI PADOVA"
Il gruppo Donatori di sangue
festeggia i 30 anni dalla fondazione
CADONEGHE. Nel lontano 1965 nasceva a Cadoneghe la prima sezione del Gruppo padovano donatori sangue.
Il Gpds non è mai venuto meno ai principi che l'hanno ispirato: durante questi 35 anni ha propagandato il dono del sangue direttamente in ospedale nei centri trasfusionali, perché «è lì che ci sono i malati ed è lì che operano persone competenti nel campo trasfusionale».
Per l'importante anniversario sono state promosse alcune manifestazioni che il consiglio direttivo ha programmato, «ma il più bel regalo che possiamo fare alla nostra associazione - rileva una nota - sarà quello di impegnarci più assiduamente nella propaganda e nella divulgazione del dono del sangue. Ragazzi, giovani, adulti, sappiate che la nostra associazione ha bisogno di voi, ha bisogno del vostro sangue e sappiate che donare vuol dire anche salvaguardare la propria salute. Ora è tempo di riprendere coscienza di quest'opera encomiabile, il nostro appello è un invito a tutti a dare una mano per fare crescere il gruppo: tutti possiamo far propaganda, in modo particolare con l'esempio, parlando ai nostri figli, agli amici, spiegando loro l'importanza della donazione. Sono queste cose che ci fanno crescere e ci aiutano ad affrontare i problemi della vita con più serenità. L'eredità che ci hanno lasciato i nostri predecessori, carica di umanità, - conclude la nota - deve assolutamente essere raccolta e sviluppata nel nuovo contesto sociale in cui ci troviamo a svolgere la nostra missione».
Questo il programma:
oggi, alle 21, serata musicale con il complesso Singing Quire alla palestra Olof Palme, ingresso libero. Venerdì 13, ore 21, dibattito a cui parteciperanno autorità locali e sanitarie presso la sala consiliare comunale. Domenica 15: celebrazione dei 35 anni di vita della sezione di Cadoneghe dei donatori di sangue e premiazione dei soci che hanno raggiunto determinati traguardi; alle 9.30, raduno soci e simpatizzanti nel piazzale antistante la nostra sede con rinfresco; alle 11, Santa Messa officiata nella chiesa di S. Andrea di Cadoneghe; alle 13, pranzo al ristorante «Fontane bianche», Fratte S. Giustina in Colle (Pd); alle 16, premiazione soci e al termine ballo con musica.